Caso scommesse: Tonali si autodenuncerà come Fagioli. Vuole l’accordo con Chiné
L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma su Tonali che è pronto ad autodenunciarsi.
Tonali parlerà, tra oggi e domani. Aprirà il cassetto dei ricordi, spiegherà circostanze fin qui rimaste oscure, darà conto di chat piuttosto compromettenti che riguardano i suoi dialoghi sul tema scommesse con altri colleghi rimasti ancora fuori (chissà per quanto) dal ciclone mediatico. Anche lui si autodenuncerà alla giustizia sportiva, con tempistiche diverse rispetto a quelle di Fagioli che già a fine maggio anticipò l’invio degli atti dalla Procura di Torino a quella della Figc ammettendo le proprie colpe in un incontro con Chiné. Sandro dirà probabilmente «sì, ho scommesso sul calcio», anche su Serie A e Champions. «Ma mai sul Milan», come stanno riferendo le persone vicine al centrocampista. L’umore del ragazzo resta cupo, dopo le lacrime dei giorni scorsi, più del cielo di Newcastle.
TORINO. Gli avvocati di Tonali ieri si sono recati a Torino per un colloquio con la pm Pedrotta, titolare di un’inchiesta che tocca solo marginalmente il calcio ma che sta avendo il potere di metterlo comunque sottosopra. Gli stessi contatti li ha avuti il legale di Zaniolo. Entrambi stanno preparando il terreno alle audizioni dei loro assistiti, ma non è detto che la procura Figc possa muoversi in anticipo. Nelle prossime 48 ore, infatti, Chiné dovrebbe avere un videoincontro con l’ex Milan, visto che a differenza di Zaniolo (il quale ribadisce di aver giocato solo a carte e mai sul calcio) ha avanzato la necessità di offrire nel più breve tempo possibile una collaborazione piena e autentica.
Ricordiamo: un calciatore che scommette sul pallone commette un reato solo per la giustizia sportiva (articolo 24 del codice, almeno 3 anni di stop più multa salata), se poi lo fa sulle partite del proprio club s’avvicina all’illecito (almeno 4 anni), così come chi sa e non denuncia rischia almeno 6 mesi di stop; mentre dal punto di vista penale vi è sanzione solo se le puntate avvengono su piattaforme illegali. Torino ha indagato i due giocatori della Nazionale per quest’ultima circostanza, cioè per l’esercizio abusivo di attività di gioco e scommessa, un reato minore che porta a una sanzione economica alternativa all’arresto. Ma allora, vista la tenuità del fatto, perché la magistratura ha la necessità urgente di ascoltare Tonali e Zaniolo? Se il blitz a Coverciano è spiegabile con il timore che le prove nei device dei due atleti potessero essere inquinate, l’importanza delle audizioni dei pm ha a che fare con il sospetto che vi siano coinvolgimenti a più livelli. Insomma, prima di derubricare il tutto e lasciare campo libero alla procura federale, a Torino vogliono vederci chiaro.
CELLULARI. Ieri, intanto, dopo un vertice al Palazzo di giustizia di Torino definito «di aggiornamento» tra procuratrice reggente, pubblico ministero, dirigenti e investigatori della squadra mobile della questura, è stata eseguita la copia forense dei telefonini sequestrati dalla polizia a Zaniolo e Tonali mentre erano in ritiro con gli azzurri. Ora può cominciare l’analisi del materiale. Se le chat di Fagioli hanno portato la procura federale ad allargare il campo ben oltre lo juventino, dalle conversazioni di Tonali e Zaniolo possono emergere ulteriori elementi. «Secondo me il 90% dei calciatori scommette, ho parlato con tantissimi di loro – ha detto ieri Francesco Baranca, segretario generale di Federbet, l’organizzazione internazionale che lotta contro le scommesse illegali – Hanno tempo libero, amano l’adrenalina, hanno spirito di competitività e hanno tanti soldi. E questo li rende molto inclini al gioco d’azzardo». «In questi ultimi decenni abbiamo fatto tanta formazione, anche nei ritiri delle squadre. Evidentemente non basta» ha aggiunto il presidente dell’Assocalciatori, Calcagno, a “La politica nel pallone”.