Caso scommesse, Ilaria D’Amico: «La ludopatia è una malattia grave. Nessuna ipocrisia, anche Buffon in passato lo ha ammesso più volte»
L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul caso scommesse e riporta le parole di Ilaria D’Amico.
Indaffarata come sempre («Non c’è speranza, non so stare ferma!»), ma capace di trasmettere una serenità e una consapevolezza rare. Ilaria D’Amico ha smaltito la delusione per la chiusura del suo programma Rai («Non è un posto adatto a me»), si gode la sua famiglia allargata a partire da Gigi Buffon («Anche se lo vedo meno di prima!») e resta incollata alla tv quando ci sono le partite («E come potrebbe essere altrimenti, con cinque maschi in casa?»). Ilaria, come sta? «Bene grazie, vedo un po’ di luce e stabilità dopo l’ennesimo trasloco. In questo momento ho il grandissimo privilegio di poter scegliere che cosa fare, quindi lavoro solo in contesti che mi somigliano. Ho vari progetti in ballo, alcuni non hanno a che fare con la tv e il giornalismo. Ci sono un paio di cose che mi divertono davvero»
Che idea si è fatta del caso scommesse? «Mi è piaciuta la formula che la Federazione ha scelto per sanzionare i ragazzi coinvolti, dividendo la pena tra squalifica e attività di riabilitazione. Invece detesto l’ipocrisia diffusa intorno a questo tema. Da noi, come in gran parte del mondo, ogni cinque minuti vengono proposti attraverso tv, internet e giornali promo pubblicitari sul betting. Si è quindi deciso di promuovere il mondo delle scommesse ed è difficile non notare quanto queste siano cresciute in Italia con l’aumento dell’incentivazione. Eppure la ludopatia è una malattia grave, diffusa ora anche tra i giovanissimi. Quando però a scommettere sono dei nomi famosi, soprattutto calciatori, si sbattono in prima pagina ad indagine ancora in corso come fossero dei mostri. Allora bisogna chiarire: la scommessa è legale, se un calciatore non scommette sul calcio o non vende partite non sta commettendo alcun reato. Semmai posso pensare che se ci buttano tanti soldi siano dei cretini a caccia di emozioni dopanti, come lo è stato in gioventù Gigi e lo ha ammesso più volte facendo poi un lavoro su se stesso. Quelle ombre gettate sui loro nomi sono difficilissime da cancellare. Io stessa quando ho incontrato Gigi sono andata a controllare se avesse commesso illeciti o reati perché non ricordavo il suo coinvolgimento nel suo caso scommesse: non aveva fatto nulla, ma nel mio immaginario non era chiaro. Pensate allora che idea rimane alla gente di tutti questi ragazzi. Ti restano addosso delle stigmate, tanto che ancora oggi nel vedere Tonali e Zaniolo a Coverciano accompagnati da Gigi qualcuno fa ironia».
Decisa una data per le nozze? «Mamma mia, sembriamo Renzo e Lucia… Dipende dalla Nazionale, se si sbriga a qualificarsi io rinuncio volentieri a giugno! Su questa storia del matrimonio io e Gigi ridiamo tantissimo, perché sarà anche un momento romantico, ma di certo non il più importante della nostra vita… Comunque vada sarà una festa nostra, con le persone che amiamo. Niente di più».