L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul caso Fagioli e il tunnel delle scommesse: il calciatore è già in terapia.
Nicolò Fagioli ha scelto di curarsi da una dipendenza specifica al gioco d’azzardo. È stato lui stesso a chiedere aiuto: non avrebbe potuto reagire meglio, nel momento in cui si è ritrovato spalle al muro a giocare la partita più complicata della sua vita: contro una parte di sé stesso, di fronte alle proprie responsabilità. È successo tutto in fretta, ma da freddo com’è ha preso la situazione in mano: da un paio di mesi viene seguito dal professor Paolo Jarre, un luminare delle patologie dalle dipendenze. Il centrocampista si sottopone già a incontri di terapia e ha accettato anche di farsi monitorare il conto corrente attraverso un tutor (come previsto dal protocollo della cura), così da riscontrare eventuali movimenti bancari sulle scommesse: una presa di coscienza reale, la sua.
Le indagini Il numero 21 della Juventus è finito sotto i riflettori della squadra mobile nella primavera scorsa, a seguito di un incontro anomalo con una persona tenuta d’occhio dalle forze dell’ordine. Gli inquirenti, che su mandato della Procura di Torino facevano già approfondimenti su un giro di scommesse illecite su un banco non autorizzato, pensarono in un primo momento che si potesse trattare di un’estorsione nei confronti del giocatore. Ma arrivarono presto al lato oscuro di Nicolò, scommettitore come altri in quelle piattaforme illegali. Col mandato di sequestro dei suoi dispositivi elettronici, il pm Manuela Pedrotta era convinta potesse giungere a qualche altra verità sulla rete degli scommettitori: in effetti Fagioli chattava apertamente su alcune puntate, insieme ad altri colleghi e amici che condividevano il suo stesso vizio inteso solo come uno svago.
Succede tutto nella sua residenza a Piacenza, durante giorni liberi dall’attività con la Juve: Nicolò viene messo di fronte alle proprie responsabilità dalle forze dell’ordine, ammette subito le sue colpe mostrandosi collaborativo nella ricostruzione della sua tendenza al gioco. Subito dopo si autodenuncia alla Procura della Figc: spiega di non aver mai puntato sulle sue partite e sulla Juventus, ma ammette di aver scommesso anche sul calcio, sulla Serie A e sulla Champions, anche se in misura ridotta rispetto ad altre discipline come il tennis, di cui è molto appassionato. Il procuratore Chiné avrà modo di verificare l’affidabilità della ricostruzione di Fagioli subito dopo aver ricevuto gli atti delle indagini dalla Procura di Torino: torna tutto, rispetto a quanto ammesso da Nicolò nella sua autodenuncia. Non è un aspetto banale, ai fini del provvedimento che arriverà.