Caso scommesse, Grassani: «Dopo queste vicende contratti più complessi. Cambierà il mercato»
L’edizione odierna di Tuttosport si sofferma sul caso scommesse e riporta le parole dell’avvocato Grassani.
Una delle domande che ha accompagnato questi primi dieci giorni dello scandalo scommesse è quella relativa alle possibili conseguenze sui contratti di acquisto dei giocatori coinvolti protagonisti di trasferimenti di mercato nell’ultima sessione estiva: Tonali dal Milan al Newcastle, Zaniolo dal Galatasaray all’Aston Villa. Pochi dubbi sul fatto che i club potrebbero risolvere il rapporto con i giocatori, ma non sembra questa l’intenzione delle società anche alla luce della giovane età degli atleti (discorso che vale anche per Fagioli). Invece, non sembrano esserci mezzi legali per “restituire” il calciatore alla squadra di provenienza. È il parere dell’avvocato Mattia Grassani, uno dei principali esperti italiani di diritto sportivo.
I trasferimenti potrebbero subire delle conseguenze? «Il contratto di trasferimento vede perfezionarsi il proprio oggetto con il tesseramento del calciatore da parte del club acquirente, per il tramite della competente Federazione. Per questa ragione, ritengo difficile che un calciatore squalificato possa essere, per così dire, “restituito” alla società cedente».
Sarebbe possibile, invece, chiedee una possibile diminuzione del prezzo di acquisto in seguito a una squalifica. «Non esistono norme sportive specifiche, in ragione dell’estrema peculiarità del caso. Ai contratti di trasferimento in ambito interno si applica il diritto civile italiano, mentre in ambito internazionale rileva la legge individuata di comune accordo dalle parti o, in assenza di specifiche pattuizioni, il diritto svizzero. Diciamo che più lunga sarà la durata dello stop e maggiore potrebbe essere la rideterminazione, al ribasso, del valore di trasferimento perché verrebbe meno la possibilità di beneficiare del calciatore per tutto il periodo concordato. Ma per me resta una forzatura immaginare una fattispecie simile a meno che non venga provato che la società sapesse».
Quindi sarebbe necessaria la presenza di clausole specifiche?«Potrebbe esserlo in ragione del fatto che, nella maggior parte dei casi, la società cedente, al momento del trasferimento, non era a conoscenza della problematica posta alla base della squalifica del calciatore e, dunque, in un eventuale contenzioso potrebbe eccepire l’assenza di qualsiasi forma di dolo o anche solo di colpa nel proprio comportamento».
Pensa che, dopo questo scandalo, i club acquirenti si cauteleranno di più? «Già adesso i contratti di trasferimento, soprattutto quelli internazionali, sono molto complessi e articolati. I club acquirenti cercheranno di tutelarsi da qualsiasi evento sopravvenuto che possa compromettere o limitare le prestazioni del calciatore, ma le società cedenti non accetteranno di buon grado clausole generali che prevedano, in automatico, forme di responsabilità “oggettiva”, in assenza di consapevolezza dell’eventuale circostanza “invalidante” o fatto impeditivo idonei a ridurre il valore delle prestazioni sportive del calciatore. Tutto dipenderà, dunque, dall’abilità negoziale delle parti in causa».