Caso Parma: termina l’udienza. Calaiò: «Io corretto, lo giuro sui miei figli. Vorrei…»
E’ iniziato alle 14.40 il processo d’appello per il presunto tentativo di illecito sportivo portato avanti da Emanuele Calaiò e al Parma per responsabilità diretta. Punto di partenza sono i due anni di squalifica comminati all’attaccante crociato e i cinque punti di penalizzazione dati al club per il prossimo campionato di serie A. Presenti i ricorrenti, ovvero il Parma, Calaiò e anche il Palermo.
L’udienza è terminata poco prima delle 16. Davanti al Giudice della corte d’appello federale ha parlato proprio Emanuele Calaiò. Ecco le sue dichiarazioni: «Dispiace sia stato infangato il mio nome e quello della mia famiglia per dei messaggi, non ho mai pensato di mandare messaggi per un secondo fine. Lo giuro sui miei figli, io sono una persona corretta, sono sempre stato un esempio per i giovani per la mia professionalità. Speravo di non dover arrivare a questo punto per difendermi da una cosa che non ho mai fatto. Vorrei finire la mia carriera come l’ho iniziata, professionalmente, correttamente e con la limpidezza che mi ha sempre contraddistinto. Se avessi voluto alterare una partita, sicuramente non lo avrei fatto con Whatsapp ma da Parma a La Spezia sono un’ora di macchina e sarei andato lì di persona. Voglio uscire pulito da questa situazione tutti quanti siamo stati parecchio danneggiati e sbattuti in prima pagina. Ne abbiamo passate abbastanza». A riportare queste parole è “La Gazzetta di Parma”, che ha anche pubblicato la foto in alto (momento dell’arrivo dell’attaccante).