L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” sul nuovo protocollo in serie A e il ruolo delle Asl nel calcio italiano.
La caccia al tesoro del nuovo protocollo anti Covid per ridurre la discrezionalità delle Asl potrebbe cominciare già oggi. I tecnici dell’Ufficio sport, insieme con quelli dei ministeri degli Affari Regionali e della Salute, dovrebbero cominciare a lavorare su una bozza da proporre alla conferenza Stato-Regioni, il vertice politico-istituzionale-sportivo chiamato a battezzare il nuovo documento nella giornata di mercoledì. Il tutto mentre ancora non si sono spenti gli echi del sabato del tetto dei 5000 spettatori deciso dalla Lega di Serie A per i prossimi due turni di campionato. Per evitare ovviamente il peggio, cioè le porte chiuse. In questo senso, ci sono diverse immagini della giornata di ieri che fanno ben sperare: in diversi stadi, c’è stata una moltiplicazione dell’uso delle mascherine. Fotografie che potrebbero aiutare a combattere lo spartito colpevolista classico di queste settimane, il mancato uso dei dispositivi di protezione da parte dei tifosi.
Immagini importanti anche rispetto a un certo malessere a livello governativo per la tempistica dell’autoriduzione, che ha «risparmiato» la Supercoppa di mercoledì, la sfida fra Inter e Juventus di San Siro, con i suoi 38mila spettatori, visti da qualche scienziato (e non solo) come fumo negli occhi. A poche ore dall’evento, però, un nuovo intervento genererebbe il caos, soprattutto nelle dinamiche per l’annullamento dei biglietti e i rimborsi. Tutto (o quasi) lascia pensare quindi che non siano alle viste colpi di scena.
Sul compromesso della quota 5000 è intervenuto ieri Giovanni Malagò. «La Lega calcio ha fatto bene a scegliere per la riduzione della capienza degli stadi – ha detto il presidente del Coni a Sky Sport – Decisione triste ma era alto il rischio che il governo facesse calare dall’alto la sua decisione». Malagò ricorda che «ogni sport ha esigenze diverse. La federazione medico sportiva insieme con il Coni sta predisponendo un nuovo protocollo, poi chi organizza i campionati ha il diritto dovere di prendere le proprie decisioni». Ma il presidente del Coni fa anche un’altra considerazione: «Vedendo come stava andando il contagio, bisognava agire di anticipo. Considerando questo buco di due settimane dovevano vedersi e dire, ha senso fare tutto questo rischiando di trovarsi al ritorno in questo modo? E poi chi è andato a Dubai, alle Maldive o in Sudamerica non ha aiutato la causa…».
Quanto al protocollo, perde quota l’idea di una sorta di task force incaricata di intervenire per evitare disparità clamorose del tipo di quelle accadute negli ultimi giorni. Piuttosto si pensa di stabilire dei parametri, anche in base ai colori delle zone, che farebbero da bussola per l’intervento delle Asl. Peraltro è indubbio con la comparsa di un altro soggetto, i Tar mobilitati dai ricorsi della Lega, si è oggettivamente ridotto il potere di discrezionalità delle Asl. Ma non l’ha annullato.