L’edizione odierna de “Il Mattino” ha riportato un’intervista ad Alfonso Laudonia il quale ha parlato del caos in casa Avellino.
Unire la passione alla professione è spesso un’arma vincente. Alfonso Laudonia è da sempre un appassionato tifoso del lupo, ma anche un brillante avvocato che da anni si occupa di diritto sportivo. È membro del coordinamento regionale dell’associazione italiana avvocati dello sport, nonché rappresentante provinciale. Dal suo osservatorio dunque, il caos che regna sovrano in casa Us Avellino 1912 di questi giorni viene analizzato in modo lucido.
«La strada che ha intrapreso la società di Angelo D’Agostino è rischiosa – spiega Laudonia – e molto pericolosa. La guerra cominciata può essere del tutto controproducente: a questo proposito vorrei ricordare una serie di norme che tutelano i calciatori dal punto di vista dell’ordinamento sportivo. A partire dall’articolo 91 delle Noif (norme organizzative interne alla Figc) che ricordano come il club debba tutelare i diritti dei suoi tesserati nella esecuzione del rapporto lavorativo, quindi anche nella sicurezza del luogo di lavoro. Senza dimenticare i diritti e doveri dei calciatori che sono regolamentati nel contratto collettivo dei calciatori, come si legge ad esempio nell’articolo 7 dell’Aic».
Anche le porte aperte degli allenamenti per due giorni hanno gettato benzina su un fuoco già ardente. «Aprire lo stadio – continua l’avvocato – mi è sembrata una forma di ri[1]atto da parte del club, un modo per portare i calciatori all’esasperazione. Dall’altro lato invece capisco le contestazioni dei tifosi che si sentono delusi, amareggiati e sconfitti e comprendo il fatto che abbiano voluto sfogarsi. Lo accetto quando avviene in modo civile. Ma dal punto di vista legale vedo tutto questo come una forma di mobbing verticale che potrebbe avere conseguenze».
Senza dimenticare le aggressioni che avrebbero visto come protagonisti alcuni calciatori. «Ci sono delle indagini in corso e dunque il quadro è ancora tutto da chiarire. Però appare evidente che anche le parole utilizzate da Giovanni D’Agostino durante la conferenza stampa finale hanno contributo a creare un clima pericoloso, hanno infiammato gli animi già agitati. Un clima incandescente che può rivelarsi un boomerang e danneggiare la stessa società. È possibile per questo che arrivi anche un deferimento, come prevede l’articolo 91 delle Noif».
La soluzione qual è dunque? «La più semplice del mondo – afferma Laudonia – ovvero quella di sedersi ad un tavolo e parlare, trovando una soluzione come la risoluzione contrattuale per chi non rientra più nei piani della società e del futuro allenatore. Il muro contro muro porta solo ad altri problemi economici».
Da tifoso invece Laudonia cosa chiede? «Una maggiore organizzazione all’interno della società che sta dimostrando inesperienza. Inutile dire di aver commesso degli errori o dare la colpa agli altri. Meglio strutturarsi e rinforzare l’assetto dirigenziale con una fi[1]gura che faccia da filtro tra le varie componenti. E poi non penso proprio che sia tutto da buttare: salverei diversi elementi della rosa come Di Gaudio, Kanoute e gli stessi Micovschi e Kragl».
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