L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sullo scandalo scommesse che coinvolge molti giocatori.
Le voci si rincorrono. Tizio ha scommesso sul proprio cartellino giallo in una partita di Serie A, Caio sul suo numero di tiri. Con le indagini ancora in corso, meglio non fare nomi senza certezze. Di sicuro c’è però un fatto: se un calciatore oggi vuole piazzare una scommessa, usando ovviamente soggetti terzi per restare nell’anonimato, non ha più bisogno di creare una combine con l’ausilio di compagni e avversari. Può idearla in autonomia e persino senza condizionare più di tanto l’andamento di un incontro o la sua performance.
L’offerta Il perché è semplice: anche nei circuiti legali, l’offerta sulle puntate è aumentata a dismisura negli anni. Quando il 27 giugno 1998 fu possibile piazzare la prima scommessa legale in Italia (Mondiale di Francia, Italia-Norvegia), il numero di giocate era estremamente limitato. Il classico 1, X o 2, quindi il marcatore o il numero di gol nella partita. Ma anche sul mercato nero le soluzioni non erano molte di più, se pensiamo agli scandali del passato nel nostro calcio: si combinava il risultato di una partita, ma non si parlava mai di dettagli come l’ammonizione di un calciatore, per esempio. Oggi, si può invece scommettere praticamente su tutto. Dal primo evento di una partita (fallo laterale, tiro, corner, gol, fallo…), fino alle statistiche del singolo calciatore.
Facciamo un esempio, prendendo la prossima gara dell’Italia contro Malta a modello. Su ogni singolo giocatore che potrebbe scendere in campo nella sfida di Bari valevole per le qualificazioni al prossimo Europeo, ci sono oltre 30 possibili puntate. Dal semplice “Marcatore sì o no” a giocate più complesse, come quelle sui cartellini, sul numero dei falli commessi e subiti, sino a quelle sui tiri totali, i tiri in porta e addirittura il numero di passaggi. E queste opzioni, lo ripetiamo, sono su di un solo calciatore e sul mercato legale. Logico pensare che su piattaforme illegali, quindi sostanzialmente senza il controllo di un’autorità regolamentatrice come l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli in Italia, ci possa essere, almeno a livello ipotetico, un ventaglio infinito di puntate. Tanto chi vigila? Va da sé che potenzialmente un calciatore può scegliere di giocare sul proprio numero di tiri totali, calciando un paio di volte anche da 35 metri, giusto per vincere la scommessa, e poi fare la sua partita come se niente fosse. Stessa cosa per i falli, per non parlare dei cartellini.