Calcio europeo. Sponsor tecnici da 1,3 miliardi: a Nike e Adidas il 33% del settore
L’edizione odierna de “Il Sole 24 Ore” si sofferma sugli introiti dagli sponsor tecnici al calcio europeo.
Una torta da 1,3 miliardi di euro e un podio d’élite. Mentre cresce la remunerazione per i club calcistici europei da parte dei brand sportivi che forniscono i cosiddetti kit supplier, il 43% delle divise da gioco dei team impegnati nei primi 10 tornei d’Europa (le top 5, più Olanda, Belgio, Portogallo, Turchia e Russia) è appannaggio di Nike, Adidas o Puma. Il colosso americano vanta 36 maglie con il suo «baffo» identific[1]tivo in bella vista e oltre 320 milioni versati nelle casse dei maggiori club militanti nelle top 5 leagues, mentre le due case di abbigliamento sportivo tedesche seguono a ruota rispettivamente con 24 e 21 accordi di sponsorizzazione. Solo in Premier League, dove Nike è partner di quattro club (Brighton, Chelsea, Liverpool e Tottenham), le due big del lotto si assicurano più di 100 milioni di euro: il Chelsea ha un contratto da oltre 70 milioni annui (60 milioni di sterline a stagione), mentre il Liverpool prende di base poco più di 35 milioni annui (30 milioni di sterline a stagione), vedendosi però riconosciuto il 20% delle royalties sulla vendita del merchandising.
Bonus esclusi, i tre principali club della Liga brandizzati Nike, ovvero Atletico Madrid, Barcellona e Siviglia, ottengono di base circa 125 milioni, la maggior parte dei quali destinati ai catalani, a cui spettano anche vari bonus legati ai risultati. Per la Bundesliga la spesa di Nike è nettamente inferiore (RB Lipsia e Wolfsburg sono i principali club legati agli statunitensi) pur avendo più squadre sotto il proprio ombrello, con sette accordi siglati. In Francia Nike invece ne ha due, tra cui il Paris Saint-Germain, col brand Jordan: un accordo da 80 milioni di euro annui. In Italia, invece, ha solo l’Inter, che nell’ultimo esercizio ha registrato circa 15 milioni di ricavi da sponsor tecnico. Meno squadre, ma maggiori investimenti per Adidas, sponsor della Juventus in Serie A, con un contratto che prevede un fisso di 51 milioni annui. In Italia, le tre strisce appaiono anche sulla maglia del Cagliari, mentre in Premier League le indossano Manchester United (per 75 milioni di sterline annui, ovvero 89 milioni di euro) e Arsenal (60 milioni di sterline, 71 milioni di euro a stagione), a cui si aggiungono le sponsorizzazioni di Leicester City e Leeds United. L’affare più lucrativo, però, lo ha fatto il Real Madrid, che nel 2019 ha siglato un contratto decennale da 120 milioni a stagione più bonus con la casa d’abbigliamento tedesca, presente nella Liga anche sulle divise di Celta Vigo e Osasuna. In patria, Adidas, azionista del Bayern Monaco (detiene l’8.33% delle quote), verserà fino al 2030 circa 60 milioni annui come sponsor dei bavaresi.
In Bundesliga, il marchio Adidas compare sulle casacche dell’Union Berlin. In Francia, invece, dei quattro club patrocinati, il partner di punta è il Lione (per circa 10 milioni). Solo con le big dei principali tornei europei, la cifra base investita da Adidas si aggira sui 400 milioni di euro. Spese minori invece, per Puma, che resta al terzo posto per numero di club forniti nei principali tornei, pur limitando la propria presenza tra le grandi del continente. Tra i nomi di punta del calcio europeo, l’investimento è di circa 140 milioni: il Manchester City, con circa 77 milioni di euro a stagione, fa eccezione in una lista di squadre che ricavano tra gli 8 e i 15 milioni annui. Tra queste l’Olympique Marsiglia in Francia e, tra le italiane, il Milan, che negli ultimi due bilanci ha iscritto circa 13 milioni di proventi da sponsor tecnico. Diversi, invece, i casi del Borussia Dortmund (30 milioni annui, ma Puma è azionista al 4.99%) e dei francesi del Rennes, il cui proprietario Pinault è anche azionista dell’azienda di abbigliamento tedesca, per quanto nell’ultimo anno abbia ridotto la propria partecipazione.