Intervenuto ai microfoni di “TMW Radio”, Umberto Calcagno, vicepresidente AIC, ha parlato dell’emergenza legata alla diffusione del Coronavirus in Italia: «Se i calciatori sono tranquilli nel ripartire? No, ovviamente la tranquillità non c’è e non è il termine più appropriato. Ci sono percezioni differenti, è ovvio che la tutela della salute è il bene primario da perseguire. Le delibere del Governo permettono di giocare a porte chiuse e monitoriamo che tutto sia seguito a livello sanitario. Poi non sappiamo cosa accadrà, speriamo si possa finire i campionati, ma la regolarità degli stessi viene comunque dopo la salute degli atleti e di chi lavora accanto a loro. Come cambierebbero gli scenari in caso di contagio dei calciatori? Sarebbe da valutare di volta in volta. E’ successo alla Pianese, dove sono state attivate tutte le procedure. Potrebbe comportare delle problematiche. Dobbiamo garantire come sistema federale l’incolumità delle persone e poi la regolarità del campionato. Nel caso si dovrebbe rimodulare tutto e capire come non falsare il campionato. Saremo molto attenti e vigili nel prendere le decisioni più appropriate. Stiamo portando avanti un campionato con grande responsabilità, ci sono ovviamente interesse economici grandi, ma deve essere valorizzato ciò che stanno facendo ora i giocatori. Tutti ci auguriamo di poter continuare questo spettacolo, ma sempre stando attenti e monitorando la situazione. Mi auguro che si recuperi serenità e autorità. Se garantiremo la regolarità dei campionati, certamente non si potranno ottemperare gli interessi sportivi di tutti. Dobbiamo essere più elastici e non guardare agli interessi del singolo. Potranno capitare casi di squadre che potrebbero giocare di più. Mi affido a chi se ne intende più di noi. Dobbiamo tenere in considerazione qualsiasi ipotesi. La situazione attuale prevede porte chiuse e si spera in qualche settimana di tornare alla normalità. Se così non dovesse essere la Uefa ripenserà a tutte le competizioni. Inutile però creare allarmismo, ma non va neanche sottovalutata la situazione. A noi interessa però la salute degli atleti e garantire gli eventi, finchè la situazione lo permette».