Calaiò tra Palermo e Athletic Club: «Rosanero ai playoff, ma serve lo sprint finale. Puntiamo in alto con un progetto sostenibile»

Il calcio come eredità familiare, una carriera tra campo e scrivania e un impegno costante nella crescita del movimento calcistico siciliano. Umberto Calaiò, classe 1971, palermitano doc, ha vissuto il mondo del pallone da ogni angolazione: da portiere a allenatore, osservatore, agente FIFA, direttore sportivo, opinionista TV e direttore generale. Come racconta in un’intervista rilasciata al Giornale di Sicilia, il suo percorso professionale è stato affiancato anche da una solida formazione accademica, con due lauree in Economia e Management dello Sport e in Scienze e Servizi Giuridici per le Imprese.

«Mio padre ha trasmesso a me e mio fratello l’amore per il calcio. Da bambino sognavo di diventare calciatore e, anche se ho smesso a 27 anni, ho poi trovato la mia strada fuori dal campo. Ho iniziato a lavorare come agente FIFA nel 2002, mentre già dal 1998 avevo ottenuto il patentino da allenatore e guidavo la Panormus» racconta Calaiò.

Un’evoluzione continua, con esperienze che spaziano dallo scouting alla gestione dei giovani calciatori: «Credo molto nella formazione. Ho iniziato come preparatore dei portieri e poi, grazie ai miei studi, mi sono dedicato alla gestione contrattuale dei giocatori. Tra i progetti che ho ideato ci sono ‘Equipe Sicilia’, per i calciatori senza contratto, ed ‘Extra’, pensato per i giovani extracomunitari. Esperienze che mi hanno arricchito e permesso di coordinare gruppi di lavoro con personalità diverse».

L’esperienza all’Athletic Club Palermo
Oggi, Umberto Calaiò è il direttore generale dell’Athletic Club Palermo, un progetto ambizioso che mira a creare un punto di riferimento per la valorizzazione dei giovani: «La società sta investendo per strutturare un percorso di crescita sotto ogni aspetto: infrastrutturale, organizzativo, operativo e amministrativo. Abbiamo costruito un settore giovanile e l’obiettivo è migliorare il club a livello manageriale. Vogliamo puntare in alto, andando oltre l’Eccellenza, ma con un modello di calcio sostenibile» spiega.

Il calcio italiano e la valorizzazione dei giovani
Il tema dello sviluppo dei talenti è uno dei punti su cui Calaiò si sofferma con il Giornale di Sicilia: «Oggi molte società mettono il profitto al primo posto, sacrificando gli investimenti sui giovani. Non è un caso che l’Italia abbia nazionali giovanili vincenti, ma fatichi a far emergere talenti nelle prime squadre. Le seconde squadre potrebbero essere una soluzione, ma anche lì vediamo troppi stranieri. Ai ragazzi italiani consiglio di guardare anche all’estero».

Anche a livello dilettantistico, la situazione è complessa: «L’obbligo degli under aiuta a dare spazio ai giovani, ma molte società lo rispettano solo per regolamento, senza crederci davvero. Ci sono poche realtà che puntano sui ragazzi per qualità, e non solo per la carta d’identità».

Palermo, playoff alla portata ma servirà uno sprint finale
Guardando al calcio siciliano, Umberto Calaiò analizza la stagione delle principali squadre, a partire dal Palermo: «I rosanero si qualificheranno ai playoff, ma molto dipenderà dalla condizione fisica e mentale con cui ci arriveranno. I nuovi acquisti dovranno colmare il gap con le avversarie più attrezzate».

Spostandosi in Serie C, vede il Catania e il Trapani come possibili protagoniste negli spareggi promozione, pur non ritenendole favorite. «Gli etnei hanno una società solida, un allenatore esperto e una piazza che può fare la differenza. Il Trapani ha vissuto una stagione travagliata per i tanti cambi, ma può dire la sua» afferma.

Per quanto riguarda la Serie D, il focus è sulla corsa alla promozione tra Siracusa e Reggina: «Sono le uniche squadre che possono reggere i ritmi alti richiesti per il salto di categoria. Dietro di loro, le altre faticano a tenere il passo». In chiave salvezza, invece, Calaiò segnala la situazione difficile dell’Akragas, mentre Licata e Sancataldese sono in lotta per la permanenza in categoria.