Emanuele Calaiò, ex attaccante di lungo corso con oltre 180 gol in carriera tra Serie A e B, ha rilasciato un’intervista ai microfoni del QdS.it dove ha ripercorso alcuni momenti chiave della sua carriera e ha commentato la situazione attuale di Catania, Messina e Palermo. Le sue parole, ricche di nostalgia e analisi, offrono uno spaccato lucido sul calcio siciliano e non solo.

«A Catania mi sono trovato benissimo»
«Quella stagione è stata amara per tutto il contesto e per gli obiettivi che ci eravamo prefissati. Di Catania ho solo bei ricordi. Ho passato un anno bellissimo, avevo firmato un triennale e sarei rimasto per altri 4-5 anni a Catania perché stavo benissimo con la mia famiglia, ero pure vicino casa. Avevamo un bel gruppo nello spogliatoio, il Massimino è avvolgente, gridava il mio nome ad ogni gol. È stata una delle mie migliori stagioni personali a livello realizzativo della mia carriera con 18 gol. Non ero più neanche un ragazzino ma stavo benissimo fisicamente».

Poi aggiunge: «È stato un anno amaro perché l’obiettivo era quello di tornare in Serie A e poi sono subentrati tanti problemi societari, abbiamo cambiato tanti allenatori e questo ha generato dei problemi nel raggiungere gli obiettivi. Ho solo ricordi belli. Il gol più bello della mia carriera? Quello con la maglia rossazzurra contro il Varese in rovesciata. Un gol bellissimo e difficile dove serve grande coordinazione. Me lo ricorderò sempre».

«Mi dispiace vedere il Catania in Serie C»
Calaiò non nasconde il dispiacere per la situazione attuale del club etneo: «Quando nel weekend vedo i risultati della Serie C, cerco immediatamente i risultati del Catania. Aldilà di tutto, il Catania non può stare in Lega Pro, ma solo in B o in Serie A. Dispiace vederla in Serie C. In questo momento c’è anche il direttore Daniele Faggiano che ho avuto nella mia esperienza al Parma dove abbiamo vinto due campionati. Conosco anche Roberto Inglese con cui abbiamo condiviso l’attacco».

«Messina? Una parentesi formativa in una piazza importante»
Un passaggio anche sull’esperienza a Messina: «Avevo 19 anni ed ero di proprietà del Torino. Mi giravano spesso in prestito e in quella stagione fui mandato a Messina. Mi ricordo che la gente mi ha apprezzato fin da quella amichevole che facemmo contro la Juventus nel precampionato, dove avevano intravisto in me delle qualità importanti. L’anno era partito bene, segnai una doppietta al Catania nel famoso 3-3 del Celeste. Però non trovai continuità nel minutaggio. Messina resta una piazza calda e importante che mi ha fatto crescere a livello caratteriale».

«Il calcio di oggi? Più fisico e tecnologico»
«Il calcio si è evoluto. Quando giocavo io non esisteva il Var. La Serie A era più tecnica, oggi è un campionato dove conta la fisicità. Ora tutti i giocatori sono delle macchine, si gioca ogni tre giorni. Io ho fatto anni lottando per la salvezza e stagioni come quella col Napoli dove arrivammo in Champions. Ai miei tempi c’erano i numeri 10: Totti, Di Natale, Miccoli, Del Piero… oggi non ci sono più giocatori così».

E conclude: «Oggi il calcio è più equilibrato. Non ci sono più le squadre che ammazzano il campionato. Le cosiddette piccole danno fastidio e le big fanno fatica. Prima, se giocavi contro Juve o Inter, sapevi che perdevi 3-0. Adesso te la giochi».

«Palermo? Ha una grande società, ma manca continuità»
«Sono legato a Catania, Messina e Palermo. Con i rosanero non ci ho giocato per poco. I miei genitori vivono lì e ci vado spesso. Il Messina sta vivendo un momento societario difficile, è ultimo in classifica e servirebbe un miracolo per salvarsi. Palermo? La società è importante, fa parte del City Group e ha costruito un centro sportivo bellissimo. Ha un progetto ambizioso, ma la squadra è discontinua. Vince partite difficili in trasferta e poi perde in casa da 2-0 a 2-3 contro la Cremonese».

Poi aggiunge: «I tifosi del Palermo possono comunque essere fiduciosi. Prima o poi arriverà l’anno della promozione in A. Vincere in Serie B non è facile. Se non hai continuità e non sei pronto fisicamente e mentalmente, fai fatica. Non bastano i nomi, servono calciatori funzionali e motivati».

La nuova vita di Calaiò
Infine, uno sguardo al presente: «Nel tempo libero cerco di tenermi in forma. Oggi sono il direttore sportivo del Savoia e seguo gli allenamenti. Di sera conduco una trasmissione su Radio Kiss Kiss dedicata al Napoli. La passione per il calcio non è mai finita».