Cairo: «Diritti Tv? Le offerte dall’Arabia sono denaro fresco da investire»

TURIN, ITALY - AUGUST 22: Torino president Urbano Cairo smiles during the UEFA Europa League Playoffs 1st Leg match between Torino and Wolverhampton Wanderers at Stadio Olimpico on August 22, 2019 in Turin, Italy. (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

Il patron del Torino, Urbano Cairo è intervenuto in conferenza stampa in occasione della presentazione dei palinsesti di La7 per la prossima stagione ed ha parlato anche, come riportato da gazzetta.it, del ruolo dell’Arabia Saudita nel calciomercato.

Ecco le sue parole:

«Chi investe nel calcio, quindi chi è portatore di investimenti, anche a livelli veramente stratosferici, inietta nel calcio risorse che possono essere poi investite per sviluppare il prodotto nel proprio paese. Se c’è un giocatore che da una squadra va in Arabia Saudita e l’Arabia Saudita paga cifre importanti per acquistarlo, questi sono capitali che entrano, per esempio in Italia, e possono essere investiti. È chiaro che ci sono anche delle esagerazioni, che c’erano state pure 10 anni fa in Cina e poi si sono un pochino calmate. Ad un certo punto mi ricordo che c’erano pure in Ucraina, con lo Shakhtar Donetsk che prese Lucarelli per delle cifre spaventose, così come la Russia. Però poi tutto ritorna in livelli più equilibrati. Mi sembra bene, c’è qualche esagerazione, ma sono immissioni di denaro ‘fresco’ anche per il nostro Paese e per il nostro calcio, che possono essere positive. Qual è la situazione relativa ai diritti tv della Serie A? Tutto sommato è positiva. Nel ranking siamo cresciuti come campionato, grazie anche ai buoni risultati ottenuti dalle squadre italiane nelle coppe. Direi che un pizzico di fortuna nei sorteggi forse c’è stato, ma arrivare con tre finaliste nelle tre competizioni europee credo che non sia una cosa da trascurare. Il calcio italiano ha sempre un grande potenziale, dobbiamo certamente fare degli interventi e credo che stiano lavorando perché questo avvenga, perché evidentemente dei correttivi ci devono essere da tanti punti di vista. Poi uno come sempre, come nelle aziende, ma anche nei campionati, si deve avere dei punti di riferimento, vedere che cosa hanno fatto quelli che hanno fatto meglio di te. Noi 11 anni fa, nel 2012 avevamo dei diritti tv che erano intorno ai 900 milioni di euro, la Premier League era ad un miliardo e 350 milioni di euro, LaLiga era a 700 milioni, la Bundesliga a 700 milioni e la Ligue 1 a 500. Eravamo posizionati benissimo, poi abbiamo perso tempo, mentre LaLiga per esempio ha fatto le scelte giuste, sviluppando il prodotto e diffondendolo in giro per il mondo, raccogliendo così cifre molto importanti dai diritti tv esteri, qualcosa come 900 milioni all’anno, rispetto ai nostri attuali mi pare 200/250 milioni, quindi molto, molto di più. Poi vabbè, la Premier League è decollata. Oggi è più difficile perché hai spazi occupati dalla Premier, da LaLiga su mercati esteri, però adesso anche nella vendita dei diritti tv del prossimo ciclo: il fatto di avere allungato da 3 a 5 anni come ipotesi, il fatto di dare disponibilità per la partita in chiaro il sabato, il fatto di avere una certa elasticità per la proposta… Credo che sia una cosa apprezzata dai broadcaster. L’asta andrà molto meglio di quanto ci si attenda e chiaramente avere risorse vuol dire poterle investire. In che cosa? Quello che io faccio con il Torino. Avendo meno risorse di Inter, Milan, Juventus… Cerco di investire di più sui giovani. Bisogna cercare di sviluppare queste academy come fanno in Francia e in Svizzera perché abbiamo una popolazione importante. Se pensiamo ai talenti che ci sono nella ex Jugoslavia: evidentemente sono portati, ma forse c’è anche l’accompagnamento e lo sviluppo di questi talenti. Poi lo abbiamo detto mille volte il tema degli stadi perché è evidente che se sono fatiscenti non è un bel messaggio o una bella vetrina per il prodotto calcio. C’è la possibilità di recuperare posizioni rispetto a come eravamo, come siamo e come potremo essere».