L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” riporta un’intervista al difensore rosanero Alessio Buttaro.
Presente e anche futuro del Palermo. Il difensore classe 2002, Alessio Buttaro, uno dei protagonisti ai playoff culminati con la promozione in B, avendo firmato la scorsa estate un quadriennale dopo essere arrivato dalla Roma a titolo definitivo ha acquisito lo status di “punto fermo” del progetto rosanero. Un patrimonio che la società intende valorizzare anche in prospettiva.
Buttaro, contratto fino al 2025. E’ la dimostrazione che il club ci crede. «Mi fa molto piacere. Penso di avere fatto bene ma so che bisogna fare ancora meglio. Dopo le vacanze tornerò a Palermo con tante motivazioni e la voglia di dare tutto ciò che ho».
Sensazioni in vista dell’esordio in B? «Baldini ritroverà certamente un giocatore molto carico. Cercherò di raccogliere i frutti di questa stagione, Che è stata utile ed importante».
E che a titolo personale va archiviata indubbiamente con il segno “più”. «E’ stato il mio primo anno tra i professionisti e il bilancio è positivo avendo totalizzato 31 presenze. Grazie a mister Baldini ma anche a Filippi, con il quale ho avuto diverse occasioni per mettermi in mostra, è stato un percorso formativo che mi ha aiutato a crescere sia sotto l’aspetto professionale che umano».
Ancora fresche le immagini della festa per la promozione al “Barbera” davanti a oltre 34 mila spettatori. «La presenza di tutta quella gente mi ha messo addosso tanta adrenalina. Abituato in passato a circa 300 persone sugli spalti con la maglia della Roma nel settore giovanile, sono sceso in campo con l’obiettivo di non deludere i tifosi sapendo che in quel momento noi stavamo rappresentando l’intera città».
Emozioni particolari? «Impossibile dimenticare l’abbraccio con mio papà (Daniele, ndr) in campo dopo la partita, alla quale ha assistito tutta la mia famiglia, per festeggiare il salto di categoria. Lui ha sempre seguito il mio percorso. Da parte sua confesso che è scappata anche la lacrimuccia».
Sei stato l’unico giocatore del Palermo, ironia della sorte, ad affrontare due volte il Padova in una finale playoff nella stagione da poco conclusa. «La finale in Primavera 3 è stata completamente diversa da quella giocata con la prima squadra ma io ho dato il cento per cento in entrambe le circostanze in funzione sempre dell’obiettivo».
Raggiunto alle dipendenze di Baldini che ad un certo punto sembrava l’unico a credere nella possibilità di raggiungere questo traguardo. «Il mister è stato il nostro valore aggiunto. Ha trasformato una squadra che non era fisicamente al top, ci ha dato grande convinzione e ha creato all’interno del gruppo una compattezza tra noi giocatori tale per cui non potevamo perdere. Potevamo vincere e basta».
Il momento chiave? «Baldini dà tanto e nello stesso tempo vuole determinate risposte. Certamente il suo sfogo dopo la gara a Potenza ha prodotto un cambiamento e ci ha fatto capire realmente che persona è. Quelle parole, dette in maniera molto diretta, ci hanno colpito e hanno creato le condizioni per arrivare fino alla fine e coronare un sogno».
Il segreto del Palermo è stato il gruppo. «Tutti hanno dato un grande contributo. Tanto di cappello a Brunori ma io vorrei menzionare anche Soleri che ha dimostrato di essere sempre determinante ogni volta che entrava dalla panchina».