Butera: “Palermo. Non è tifo, ma teppismo”
Come riportato oggi da Luigi Butera sul Giornale di Sicilia, l’agguato subito dal pullman del Palermo al rientro dalla trasferta di Cittadella è stato un atto vile e premeditato, che nulla ha a che vedere con il tifo e con lo sport.
L’attacco
Nella notte tra domenica e lunedì, una trentina di individui hanno atteso il pullman della squadra nei pressi della statale 113, vicino al centro sportivo di Torretta, per assalirlo con bombe carta, pietre e spranghe. Fortunatamente, grazie alla prontezza dell’autista, il mezzo è riuscito a invertire la marcia e tornare all’aeroporto di Punta Raisi, evitando conseguenze ben peggiori.
Una condanna unanime
L’episodio è stato duramente condannato dalla società e da gran parte della tifoseria, che si è dissociata dalla violenza di questo gruppetto di teppisti. “Non si chiamino tifosi”, scrive Butera, evidenziando come tali azioni appartengano al mondo del teppismo e della criminalità, non certo a chi ama il calcio e il Palermo.
La critica sportiva e la contestazione civile, sottolinea l’articolo, sono comprensibili, specie in un momento difficile come quello che sta attraversando il Palermo. Ma nulla può giustificare un atto tanto grave, che getta discredito su tutta la tifoseria e la città.
Crisi tecnica e decisioni imminenti
Intanto, la società continua a riflettere sul futuro dell’allenatore Alessio Dionisi e del direttore sportivo Morgan De Sanctis, entrambi appesi a un filo dopo i deludenti risultati di questa stagione. Tuttavia, precisa Butera, “eventuali esoneri non saranno dettati da quest’aggressione”, ma dalle difficoltà tecniche e dalla necessità di raddrizzare una stagione compromessa.
Il richiamo ai veri tifosi
Il calcio, conclude l’articolo, è passione e spettacolo, non violenza. Spetta ora ai tifosi veri, quelli che ogni domenica animano lo stadio Barbera, dissociarsi da questi episodi e dimostrare che il Palermo può rialzarsi con il sostegno della sua gente, non con la paura e la prepotenza di pochi.