PALERMO

Butera: “Palermo, il 3-5-2 è stato un’«aspirina» che ha finito subito i suoi effetti”

Purtroppo l’effetto del rimedio è durato poco. Giusto il tempo di prendersi due vittorie con il Modena e la Juve Stabia. Il 3-5-2 sembrava la medicina più adatta per rimettere in piedi una situazione che si stava mettendo male. E le prime due uscite con il nuovo abito tattico avevano trasmesso buone sensazioni, almeno da un punto di vista del risultato e della tenuta difensiva. Su quello del gioco si sperava che fosse solo una questione di tempo e che il decollo sarebbe avvenuto dopo un periodo di adattamento che è fisiologico quando si cambia, sia nel calcio che nella vita di tutti i giorni.

Ecco, la partita con la Reggiana ha confermato che la transizione dei principi tattici sta durando un po’ troppo e che il Palermo, dopo ventitré partite di campionato, resta senza capo né coda. Una squadra che non ha un’identità precisa, che in campo recita a soggetto e si accende ad intermittenza, come le luci di un albero di Natale. E obiettivamente non va proprio per niente, perché a questo punto della stagione le idee dovevano essere più chiare. Soprattutto a livello tattico.

Il dilemma adesso è tutto nella testa di Dionisi che deve decidere se continuare ad insistere su questo modulo che è stato scelto dopo la scossa che ha portato all’esonero di De Sanctis e all’arrivo di Osti. Visto quanto dovrebbe arrivare dal mercato (Magnani è già fatto, Pohjanpalo pure, Candela forse), dubbi non ce ne dovrebbero essere, nel senso che la strada è stata tracciata e su quella si continuerà ad insistere. Con tutti i rischi che ne conseguono.

Il tempo a disposizione per sistemare al posto giusto le pedine sulla scacchiera è sempre meno. Le partite si assottigliano e le altre non stanno a guardare, come dimostra la classifica che è peggiorata subito dopo il passo falso di domenica scorsa in casa della Reggiana. Se si vorrà dare un senso anche al mercato che si sta provando a fare, è necessario che Dionisi trovi la chiave giusta per fare rendere tutti al meglio. Cosa che fin qui è avvenuta raramente. Sono pochi, infatti, i rosanero che possono vantare una media in pagella che va oltre la sufficienza dopo più della metà del campionato. Insomma, si prosegua pure sulla strada attuale, ma si trovi il modo per venire fuori dalla situazione di stallo in cui si è finiti. Il Palermo non può prendere altre sberle da squadre inferiori come la Reggiana e non può nemmeno finire in balia di squadre (sempre inferiori) come la Juve Stabia che al Barbera ha sì perso, ma alla fine di una partita in cui per larghi tratti ha messo sotto i rosanero.

L’imbuto è sempre più stretto, la classifica ancora più affollata in alto e i distacchi stanno diventando esigui. I confini fra zona play-off e play-out sono divisi da pochi punti, basta infilare due-tre partite giuste o sbagliate per ritrovarsi a lottare per un piazzamento d’élite o per finire in zona rossa. Non ci vuole molto, dunque, a capire che è arrivato il momento di accelerare e di trovare la quadra per provare a finire il campionato in crescendo e con le certezze che servono per giocarsi i play-off da protagonisti.

Ma c’è di più. Venerdì al Barbera arriva il Pisa di Inzaghi che ha 17 punti in classifica e veleggia verso quella Serie A che era l’obiettivo del Palermo. La settimana successiva ci sarà la trasferta in casa dello Spezia, altra squadra che sta disputando un campionato al di sopra delle aspettative e che è ancora convinta di potere insidiare lo stesso Pisa e il Sassuolo per uno dei posti che regalano la promozione diretta. Due partite (la seconda sicuramente) che il Palermo giocherà con qualche rinforzo in più ma che, al di là di questo, devono essere affrontate prima di tutto con personalità e cazzimma e poi con qualche idea in campo. Se si reciterà come si è fatto a Reggio Emilia, il rischio di andare incontro ad una brutta figura è concreto. Così come quello di trovarsi nuovamente invischiati in una zona di classifica meno nobile. A Dionisi il compito di trovare il rimedio giusto. Con la consapevolezza che il 3-5-2, così come è stato ideato finora, è stato un’«aspirina» che ha finito subito i suoi effetti.

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Redazione Ilovepalermocalcio