Butera: “Palermo, dopo otto partite un giudizio parziale si può abbozzare”

L’edizione odierna de “Il Giornale di Sicilia” attraverso un articolo a firma Luigi Butera si sofferma sul Palermo e il trend delle prime otto partite.

Otto partite sono poche per formulare un giudizio definitivo. Sarebbe anche presuntuoso farlo. Ma dopo otto partite un giudizio parziale si può abbozzare. E non v’è dubbio che non è positivo per questo Palermo. Alla seconda sosta ci si aspettava qualche punto in più degli undici attuali, così come era lecito attendersi una messe di gol. Il Palermo ne ha segnati solo otto fin qui (per fare la media non c’è bisogno della laurea in matematica…), peggio hanno fatto solo sei squadre e molte non hanno il potenziale offensivo dei rosanero, che possono contare su Brunori, Henry e una batteria di attaccanti esterni che dovrebbero garantire anche un buon contributo sotto porta (oltre agli assist).

I problemi ci sono, quindi, e vanno risolti, perché il campionato non aspetta nessuno. Il Pisa sta scappando, lo Spezia si sta dimostrando continuo, il Sassuolo ha ingranato le marce alte. E questo giusto per fermarsi alle prime della classe. Questa seconda sosta arriva al momento opportuno, perché permette di riflettere e magari cambiare qualcosa anche a livello tattico. La sconfitta con la Salernitana ha certificato che al Palermo manca un piano B. Se gli avversari riescono a narcotizzare le fonti di ispirazione rosanero (vedi Ranocchia e gli attaccanti esterni), si spegne la luce e non c’è modo di riaccenderla.

Gli infortuni fin qui non l’hanno aiutato, anzi, l’hanno costretto a percorrere la strada più lineare e che tutti conoscono. Ma in queste due settimane si può pensare di mettere in cantiere qualche soluzione diversa per dare più qualità alla manovra e più pericolosità alla fase offensiva. Il 4-3-3 che s’era visto all’inizio (vedi trasferta di Parma in Coppa Italia) aveva regalato un paio di novità (costruzione dal basso, Gomes e Ranocchia a turno in regia sulla linea della difesa, gli esterni pronti a convergere verso il centro per lasciare spazio agli inserimenti dei terzini) che lasciare presagire una crescita costante della manovra. Otto partite dopo non siamo nemmeno al punto di partenza, perché il Palermo ha perso anche le certezze che aveva acquisito in estate, dopo un precampionato di ottimo livello.

Le tre vittorie sono arrivate alla fine di partite in cui il Palermo non ha dominato ed è stato cinico. In casa si continua a fare una fatica da matti, perché le avversarie si chiudono e ripartono. Per aprire certe scatole c’è bisogno di qualità, e quella possono fornirla solo un paio di giocatori in questo Palermo. Il gioco delle coppie ci sta, tutti gli allenatori formano un duetto in ogni ruolo che si può alternare di partita in partita, ma l’integralismo non deve mai sfociare in autolesionismo. La coesistenza fra Ranocchia e Verre (magari uno dei due sottopunta) deve essere un obiettivo per Dionisi, perché in certe partite – e quella con la Salernitana poteva esserlo – bisogna innalzare il livello tecnico per evitare di finire nella ragnatela di chi magari ha trovato un golletto per caso e poi si mette a difenderlo alzando una linea Maginot.

Lo stesso ragionamento vale per le due punte. Fin qui Henry e Brunori non hanno mai giocato insieme. E anche questo non può essere un assioma. Soprattutto quando si deve seguire. E domenica il Palermo lo stava facendo. Anche se entrambi amano attaccare l’area, il francese e il capitano sembrano compatibili. Ma è chiaro che va trovato il modo per farli coesistere, senza che la squadra perda equilibrio. Dionisi ha due settimane per continuare a insistere sul 4-3-3 (sconfessarlo non avrebbe senso) ma anche per battere altre strade, in modo da avere proficue alternative quando gli avversari si mettono a francobollo. La classifica non è quella che avrebbe voluto il Palermo, ma il tempo per rimediare c’è.