Bruno Henrique: «So cosa è la povertà. La piantagione di caffé…»
“Aveva un paio d’anni quando la famiglia Corsini si trasferì dalla campagna in città, nel desiderio di una vita migliore. Non certo il viaggio dei suoi antenati, cinque generazioni indietro, partiti da Cologno al Serio, in provincia di Bergamo, per evitare disoccupazione, povertà, guerre. Emigranti a caccia di quel benessere che la loro patria negava. «Abbiamo stentato anche noi, ma la famiglia è rimasta unita, sempre felice di quello che aveva: Pericles e Cleusa, papà e mamma; e i miei fratelli: Douglas, il primo a tornare in Italia, e Dyane che alla pallavolo ha preferito una laurea in psicologia». Vita di sacrifici. «Papà oggi ha un camion tutto suo con il quale fa trasporti, mamma è casalinga, io e Douglas siamo protagonisti in A. Ma prima abitavamo in campagna, in una casa in legno, e stavamo tutto il giorno nella piantagione dove Pericles e Cleusa erano addetti alla raccolta e alla lavorazione del caffè. Douglas mi racconta che giocavamo con le piante, la terra, con camioncini di legno, pezzi di carta. Non è stata un’infanzia ricca, anzi. Avevamo il giusto per tirare avanti. Papà stava fuori dalla mattina alla sera, mia madre pure e in più sbrigava i lavori più umili, anche nelle case degli altri. Genitori meravigliosi, non esistono parole per descrivere quello che hanno fatto per noi»”. Queste le parole del regista del Palermo Bruno Henrique tratte dalla sua intervista al “Corriere dello Sport”.