“«Io e Douglas siamo nati in paesi diversi, ma vicinissimi a Cambira, cittadina agricola di 8.000 abitanti, nello Stato del Paranà: io ad Apucarana, come mia sorella; Douglas a Mandaguari, sempre alla ricerca dell’ospedale adatto. A scuola, Douglas era più bravo e ha finito le superiori; io invece ho chiuso con i libri alla seconda media, proprio non mi piaceva. E ho cominciato ad appassionarmi al calcio a 5 guardando mio padre e mio fratello, nella squadra del Municipio che sarebbe stata quella dei miei primi passi». Bravo a furia di sacrifici! «Mi sono staccato dalla famiglia a 10 anni finendo a 350 km di distanza. Papà e mamma urlavano: Ma dove vai? Piantavo i piedi per terra. Nella nostra famiglia si sceglie insieme. Così mi accontentarono. Tanto – sussurravano – tra cinque giorni torna. Invece eccomi addirittura a Palermo, in un altro continente. Fu un periodo sofferto. Immaginate un bambino, da solo, con genitori che non vanno a trovarlo perché senza soldi. E viaggi interminabili fino a notte. Mi addormentavo nel pullman e, alla stazione, papà non mi vedeva. Così, scendeva in garage e doveva svegliarmi per portarmi a casa»”. Questo quanto tratto dall’intervista del calciatore del Palermo Bruno Henrique ai microfoni del “Corriere dello Sport”.