In una lunga e corposa intervista concessa ai microfoni de “Il Corriere dello Sport” Gaston Brugman, tra i tanti argomenti trattati si è espresso sul suo ruolo e su Walter Novellino: «Sono un calciatore molto duttile, ma mi manca sempre qualcosa. Ogni giocatore dovrebbe avere un ruolo fisso. Se riesco ad interpretarne altri è un’arma in più per l’allenatore e per la squadra. Un pregio, almeno per gli altri. Mi piace di tutto: costruire, aiutare, cercare il gol. Ma da regista faccio fatica ad arrivare davanti alla porta; come trequartista non sono il primo punto di riferimento della manovra e da mezzala rischio di avere addosso una coperta corta. Con Novellino la svolta? Lui crede in me, manifesta il suo affetto censurando gli errori ed esaltando le qualità. Un atteggiamento che mi rende felice. Sono arrivato a Palermo con l’etichetta del regista e ci credevo anch’io, poi ogni allenatore ha necessità e pensieri diversi. Ci vorrebbero almeno cinque partite consecutive per ottimizzare il rendimento, al di là del settore assegnato. Io non le ho mai viste. Mi consola che, quando sono stato chiamato, non ho fallito. Ora avrei l’opportunità di lasciare il segno. Il massimo sarebbe chiudere da titolare e mettere la firma sull’impresa. Dimenticata la partita di Empoli, bisogna vincere contro il Chievo. Passaggio obbligato dopo i risultati di Carpi e Frosinone. A Verona, saranno necessari una marcia in più e tre punti».