Come si legge su “BresciaOggi” si accelera per la vendita del club lombardo.
La data spartiacque è il 30 agosto, quando il Consiglio di Stato ha definitivamente riammesso il Brescia in Serie B a scapito della Reggina. E da quel giorno, sul tavolo degli advisor incaricati da Massimo Cellino, sono piovute le richieste di informazioni da ogni parte: investitori, fondi internazionali, rappresentanti di imprenditori italiani.
In questo momento, però, c’è una pista da privilegiare su tutte le altre: porta a un tycoon con interessi variegati in tutto il continente americano, dagli Stati Uniti al Sud America, e con una grande solidità economica. La trattativa è un po’ più in là dello stato embrionale, c’è già una dichiarazione scritta di intenti che va rivista in più di un punto, ma è un primo, non banale passo per un’eventuale felice conclusione. Quantomeno, è il soggetto che in questo momento è più interessato non solo alla società di calcio ma alle potenzialità della piazza e a un investimento anche sullo stadio.
Cellino ha dato l’incarico di vendere il 100 per cento della società, di gestire la ricerca di soggetti interessati all’acquisto del Brescia e l’eventuale trattativa alla sede bresciana dello Studio Pirola Pennuto Zei, per la consulenza legale e fiscale, e alla Pirola Corporate Finance di Milano, che ha preparato il dossier con tutte le informazioni sul Brescia: è una società di «advisory» in finanza strategica focalizzata sulle imprese di media-grande dimensione, specializzata nel fornire servizi di consulenza in operazioni di finanza straordinaria, tra cui la ricerca di acquirenti.
Ad assistere Cellino sono il dottore commercialista Federico Venturi a Brescia e Matteo Giannobi per la Pirola Corporate Finance. Come andrà a finire? Cellino, come detto, ha dato mandato di vendere il 100 per cento del Brescia ma ha posto due condizion. Le condizioni irrinunciabili: il prezzo: non meno di 20-25 milioni di euro, escluso il centro sportivo di Torbole Casaglia, che non appartiene alla società ma è di proprietà della Holding con cui il presidente controlla il club. L’altra condizione riguarda l’assoluta affidabilità del suo successore. Cellino non intende lasciare il Brescia nelle mani di avventurieri o di persone la cui solidità economica non sia a prova di bomba. E, a quanto pare, non avrebbe escluso, anche dopo la cessione, di tenersi una quota di minoranza del Brescia per aiutare il suo successore a muovere i primi passi nella realtà biancazzurra.