L’edizione odierna di “Brescia Oggi” si sofferma sugli incidenti al Rigamonti e il daspo scattato per alcuni ultras.
Sono già più di settanta gli ultras identificati per gli scontri avvenuti dentro e fuori lo stadio Rigamonti al termine della sfida persa a tavolino (l’incontro dell’1 giugno sul campo era stato interrotto sull’1-1) dal Brescia contro il Cosenza e costato alle Rondinelle la retrocessione in Serie C. A loro le forze dell’ordine sono arrivate analizzando i video (sia della Scientifica, che quelli recuperati in rete dove erano stati postati da chi quella sera si trovava allo stadio) fatti all’interno e all’esterno dell’impianto sportivo. Nei loro confronti già nei prossimi giorni potrebbe essere emesso il Divieto di accedere alle manifestazioni sportive (il cosiddetto Daspo) che dovrebbe tenerli lontani dagli stadi (e da tutti gli altri impianti dove si svolgono gare) per qualche tempo.
Il lavoro di identificazione potrebbe non essere ancora ultimato tanto che il numero di persone coinvolte potrebbe ulteriormente aumentare. Nel frattempo prosegue anche l’attività della procura della Repubblica di Brescia che, insieme alla Digos della questura, vuole fare chiarezza su quanto accaduto la sera dell’1 giugno. A metà di questa settimana, infatti, negli uffici della procura sono stati convocati quattro ultras che sono stati sentiti a Sit (Sommarie informazioni testimoniali, non si tratta di interrogatori in presenza di un legale e non rappresentano un mezzo di prova) da chi indaga per le ipotesi di reato di devastazione, lesioni e resistenza. L’obiettivo del «colloquio» è stato quello di capire se quanto è accaduto la sera dell’incontro sia stato organizzato in anticipo. L’ipotesi degli investigatori è infatti che gli scontri dentro e fuori dallo stadio (soprattutto quelli avvenuti nei pressi della Curva Sud dove erano ospitati i tifosi del Cosenza) possano essere stati studiati a tavolino nei giorni precedenti alla partita del Brescia.
Un’indagine che potrebbe anche portare a una serie di misure cautelari (a seconda dei vari livelli di responsabilità) nei confronti di chi ha trasformato le strade adiacenti al Rigamonti in un campo di battaglia. Nelle ore immediatamente successive agli scontri, quattro ultras erano già finiti agli arresti domiciliari con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Dopo l’udienza di convalida per tre di loro, tutti residenti in provincia, il gip pur convalidando il provvedimento aveva disposto la misura del divieto di dimora a Brescia. Per il quarto, l’unico residente nel capoluogo, il giudice per le indagini preliminari aveva applicato la misura dell’obbligo di firma. La procura aveva invece chiesto la conferma degli arresti domiciliari.