Brescia Oggi: “Il grande ex: il ritorno del Genio compreso ma non troppo”

L’edizione odierna di “Brescia Oggi” si sofferma sul ritorno di Eugenio Corini al Rigamonti di avversario. Inoltre, il quotidiano, ripercorre l’esperienza del tecnico alle Rondinelle.

Il presente del Brescia è Alfredo Aglietti. E non importa che, a Santo Stefano, torni a casa un grande bresciano. Non farà nulla se Eugenio Corini da Bagnolo Mella si troverà di nuovo in difficoltà, se il suo Palermo dovrà rimandare il sorpasso in classifica (24 punti contro 23) e l’approdo alla zona play-off, l’obiettivo minimo del City Football Group, proprietario del Manchester City di Pep Guardiola e da quest’estate anche dei rosanero. Nulla però può togliere o attenuare la dolcezza-nostalgia del ricordo dell’ultimo (e finora unico) periodo bello dell’era-Cellino, la promozione in Serie A del 2018-19 e l’illusione del buon inizio nella massima serie. Sì, anche il solo ricordare di aver sognato è bello vista l’attualità. Corini al Brescia come allenatore è stato compreso da tanti, ma non da tutti. Soprattutto da chi, come il presidente Massimo Cellino, ha avuto prima il grande merito di ingaggiarlo ponendo fine dopo 3 giornate e 2 soli punti conquistati all’interregno del suo pupillo David Suazo. Ma poi a stento lo supporta e soprattutto sopporta, anche nel corso della fantastica cavalcata (65 punti in 33 partite) che riporta il Brescia in Serie A. Ricordate il 2-2 di Verona, a metà del girone di ritorno? Un pari esterno contro una diretta avversaria che avvicina il grande traguardo.

Il presidente se ne esce con un «in campo ho visto una sola squadra e quella squadra non era il Brescia». Che invece risponde colpo su colpo ai gialloblù. E proprio a Verona, il 3 novembre 2019, c’è il capolinea della prima avventura in panchina di Corini. È il giorno dei buu razzisti a Balotelli, che alla fine segna un grande, inutile gol: il Verona vince per 2-1. Al posto di Corini viene ingaggiato Fabio Grosso, ma bastano 3 partite andate malissimo (0-4 in casa con Torino e Atalanta, in mezzo lo 0-3 all’Olimpico contro la Roma) perchè Cellino torni sui suoi passi.

Il Corini-bis parte con 2 vittorie sulla Spal a Ferrara (1-0, Balotelli) e sul Lecce a Mompiano (3-0) ma è solo un’illusione. La prima gara di febbraio, l’1-2 maturato al 90’ con il Bologna del povero Mihajlovic, è di nuovo fatale a Corini. Gli subentra Diego Lopez, caronte biancazzurro nella discesa verso la B e con la macchia dell’umiliante 2-6 nel derby con l’Atalanta delle terze linee. Abbastanza per richiamare Corini. Che torna, ma soltanto a fine marzo di quest’anno quando Cellino esonera Pippo Inzaghi (altro incompreso) per tentare la rimonta sulla zona promozione diretta. Il Corini-ter inizia bene (2-0 al Vicenza) ma l’andatura non cambia. Il Genio prende in mano la squadra al 5° posto e da 5ª va ai play-off: eliminato a fatica il Perugia al Rigamonti dopo i supplementari (3-2), contro il Monza arriva una doppia sconfitta per 2-1.

Corini convoca i giornalisti per la conferenza stampa d’addio in cui sparge pochissimo veleno ma i rimpianti sono enormi. Uno su tutti: a sommare i risultati delle giornate di Serie A con Corini in panchina, il Brescia si sarebbe salvato. La promozione in Serie A del 2018-19 è il colpo d’ala del Genio allenatore, che nel massimo campionato ha salvato per 2 volte il Chievo. Come con il Brescia, Corini è tornato a Palermo nella squadra dove era stato capitano e, per un breve periodo, anche tecnico con Zamparini presidente. Lunedì, nel rivedere il Genio sbucare dal tunnel del Rigamonti, sarà un tuffo al cuore. Ma breve, brevissimo. Il presente del Brescia è Aglietti. Il passato genera dolcezza e nostalgia, ma conta zero.