L’edizione odierna di “Brescia Oggi” si sofferma sulle dimissioni di Cellino da patron del Brescia e il club messo in vendita.
Massimo Cellino si fa da parte: le dimissioni da presidente, direzione già imboccata senza più tentennamenti dopo la partita di Terni, si sono concretizzate anche ufficialmente ieri pomeriggio, con un comunicato pubblicato sul sito e sui social del club. Una vera e propria lettera, accorta e sofferta, che trasmette tutta la stanchezza di una decisione vissuta come inevitabile, subita più che assunta di propria volontà. Se una strategia c’è, in questa mossa che scuote dalle fondamenta il palazzo costruito dal giorno dell’insediamento (era il 10 agosto 2017, pare passato un secolo), nelle parole di Cellino è schiacciata dallo stato d’animo di chi non saprebbe cos’altro fare.
Una prostrazione raccontata anche al telefono, una volta raggiunto in serata da Bresciaoggi: «Sono amareggiato: non posso continuare a gestire la squadra, seguo più gli avvocati che i giocatori – le parole dell’ormai ex presidente -. Devo pensare a difendermi, non so da che accuse ma non posso fare entrambe le cose. Sono due anni davvero terribili per me». Il Brescia non è attardato in classifica, è in zona play-off, in linea con quello che in teoria sarebbe l’obiettivo: almeno, il tecnico Pep Clotet ha sempre detto che il traguardo da tagliare è la salvezza, possibilmente tranquilla. Però per Cellino «la squadra quest’anno non è meno forte dello scorso anno. Ma ci sono processi, sentenze, la Cassazione…».
Il riferimento è alle tre udienze che l’attendono, per il tfr richiesto dall’ex tecnico Fabio Grosso, per l’operazione d’acquisto del terreno su cui è sorto il centro sportivo a Torbole Casaglia, ma soprattutto per il maxi sequestro conservativo di beni legato alle indagini sui reati fiscali. «Come fa una persona a cercare di estraniarsi da queste cose? – si domanda Cellino -. Di bello Brescia mi ha dato la vicinanza di tanti imprenditori, il supporto della città. Io non ho rubato nulla a nessuno, a Brescia ho soltanto portato». Trenta milioni di euro: è la base da cui adesso si parte per ragionare su un possibile futuro diverso. Il prezzo per le trattative da sviluppare, per gli interessamenti già trasmessi e i discorsi già avviati, ma anche per quelli che potranno sorgere nei prossimi mesi. Il Brescia è sempre stato sul mercato, come ogni club o quasi sulla faccia della terra: per un’offerta che non si può rifiutare avrebbe cambiato padrone negli anni scorsi come durante l’era Corioni.
Mai come adesso però durante il lustro celliniano la strada era stata intrapresa con tanta convinzione. Un abboccamento c’era già stato l’estate scorsa, quando Ross Pelligra (l’imprenditore artefice del rilancio del Catania, oltre che sostegno prezioso per la Pallacanestro Varese) si era fatto avanti mettendo sul piatto 20 milioni. Cellino ne chiedeva 40. Tratterebbe per 30, con Pelligra o con chiunque altro fosse pronto a presentarsi adesso con un progetto serio. Il piano made in Australia prevedrebbe la nascita di una sorta di cittadella dello sport (stadio e centro sportivo) in via della Maggia. Ma è plausibile che ora, a strada ormai spianata, si facciano avanti anche altri potenziali acquirenti. Qualcosa si sta muovendo anche in Italia. Difficilmente la cessione del club si materializzerà prima della fine del campionato.