L’edizione odierna di “Brescia Oggi” si sofferma sulla sfida tra Palermo e Brescia in programma venerdì e i rapporti tra Corini e Cellino.
Si fossero amati almeno un po’, Massimo Cellino ed Eugenio Corini. Eppure il Genio aveva i numeri, come qualità e cifre, per piacere al presidente. Lui, e non altri, con i fatti aveva permesso a Cellino di iniziare il cammino per togliere il Brescia e Brescia «da quella mediocrità a cui anche voi giornalisti che seguite questa squadra siete ormai assuefatti». Robe da stendere un tappeto biancazzurro, e dei più pregiati, ai piedi del Genio, arrivato dopo la 3ª giornata del campionato di Serie B 2018-19 al posto di David Suazo, una delle tante scommesse perse dal numero 1. Invece, una volta arrivati in Serie A, sempre più dubbi, le interferenze, discussioni più o meno pubbliche.
Corini viene esonerato dopo la sconfitta di Verona, richiamato dopo un’umiliante sconfitta interna nel derby con l’Atalanta (in panchina Fabio Grosso) e ricacciato dopo un 1-2 a Bologna maturato all’89’. Sembra tutto finito, ma a 7 giornate dalla conclusione dello scorso torneo di B, quando esonera Filippo Inzaghi chi richiama Cellino? Corini, naturalmente. Che però non fa il miracolo della promozione-bis e si ferma alle semifinali play-off contro il Monza berlusconiano. Adesso il Brescia di Cellino deve conquistare i punti necessari per evitare la caduta negli inferi della Serie C proprio a casa Corini: il Palermo ha la necessità di vincere per mantenere la zona play-off e tenere vivo il sogno della Serie A. Nemmeno lo sceneggiatore più diabolico avrebbe potuto immaginare un finale più tremendo. Come ha detto Corini nei giorni scorsi, «avrei preferito affrontare un altro avversario. Con amici e parenti di Brescia, in ’ sti giorni, contatti zero».
E chissà i giocatori che ha avuto qui: da Andrenacci a Cistana; da Karacic a Huard; da Adorni a Bisoli; da van de Looi a Ndoj. Fino ad Ayé, che contro Corini allora alla guida del Lecce segna la 1ª rete in biancazzurro per ripetersi al ritorno in Salento con il 2-2 allo scadere. Corini ama il Brescia di un amore sincero, viscerale. Ci cresce dopo l’apprendistato nella Fionda Bagnolo e nella Voluntas. Debutta da professionista, lo allena portandolo in Serie A. Ma anche in quell’anno trionfale, Cellino mica è contento. Eloquente il suo commento dopo un 2-2 a Verona, che avvicina sensibilmente il traguardo-promozione: «In campo ho visto una squadra sola e non era la mia».
Una stoccata a Corini e un elogio al Verona, guidato da Grosso. Che Cellino, in A, esonera dopo 3 partite, 0 punti e 0 gol fatti, 10 reti subìte. Si dirà: vista l’impresa di Grosso con il Frosinone, Cellino ci vede lungo. Sarà, ma in Ciociaria Grosso può lavorare sul gruppo per 2 anni e mezzo. E al termine dello scorso campionato, nonostante un deludente 9° posto e la mancata qualificazione ai play-off, il presidente Stirpe pensa a come migliorare la squadra dando continuità al lavoro di Grosso. Chissà come sarebbe cambiata la storia del Brescia se Cellino avesse dato carta bianca a uno dei tanti allenatori esonerati a furor di se stesso. Corini è bresciano per origine e di cuore, ma è anche capitano del Palermo 2003-2004, che riconquista la Serie A dopo 31 anni. La moglie è palermitana. Venerdì, tra Cellino e il Genio, l’incrocio che decide tutto. Si fossero amati almeno un po’…