Brescia, Bisoli si presenta: «Si vince con l’attaccamento alla maglia. Con Corini c’era armonia allo stadio»

Nella giornata di oggi, martedì 10 dicembre, il nuovo allenatore del Brescia, Pierpaolo Bisoli, si è presentato alla stampa. Di seguito un estratto delle sue parole raccolte da Bresciaingol.com:

«Vivo questo momento come chiusura di un cerchio. Qui ho vissuto il mio vero ultimo anno da calciatore toccando vette importanti. Allenare il Brescia era il mio sogno. Qui ho anche mio figlio e non potevo chiedere emozione migliore. Nel metterci la faccia non ho problemi. C’è da riconquistare la tifoseria e lo faremo con l’impegno. Ci sono presupposti per fare qualcosa di serio. Che non so cosa sia in termini di classifica, ma so che daremo anche l’ultima goccia di sangue. Non sarebbe giusto pensare solo a salvarsi, non sarebbe giusto. Ci sono squadre che hanno preso già un vantaggio e un gruppo di squadre che può stare tra chi lotta per i play off e stare tranquilli. Noi siamo tra queste. Ho visto in allenamento una squadra seria. Se dovessi retrocedere straccerei il contratto. Non ho messo clausole, ma il fatto di avere un anno e mezzo serve per creare una programmazione. Prime tre della classifica inarrivabili? Il Sassuolo fa un campionato a parte, con 4-5 giocatori da Serie A. D’Angelo ha sfruttato il campionato scorso, ora lo Spezia è tosto e cattivo. Il Pisa è partito bene, ha una struttura, anche a Brescia Inzaghi aveva tolto il brutto e inserito entusiasmo. Che adesso non vedo più nella piazza. Voglio giocatori tignosi, che possano togliersi delle soddisfazioni».

«A questa squadra – continua Bisoli – non manca qualità, ma l’entusiasmo, la gioia, la cattiveria, la voglia di vincere e di giocare le partite. Non c’è solo Galazzi che salta l’uomo. Non dobbiamo venire al campo solo per timbrare il cartellino. Dobbiamo venire ad allenarci per dare gioia ai tifosi e ai presidenti. Oggi dopo il primo allenamento ho detto a Castagnini che c’è tanta qualità. Manca la bava e la voglia di arrivare sul pallone. Cosa provo a ritrovare mio figlio come capitano? Alla squadra ho detto che se Dimitri merita gioca altrimenti sta fuori. Lo giuro sui miei figli, che sono tutti qua dentro (ride, ndr). Non pensiate mai che lui giochi perchè è mio figlio. Poi ho parlato alla squadra più di questioni morali che tecniche. C’è bisogno di pacche sulle spalle. Non si vince con i moduli, ma con l’attaccamento alla maglia. Com’era il segreto del Brescia in cui giocai io. Girerò poco la città, ma lo farò con questa tuta. Voglio trasferire ai giocatori quello che ci fece capire Mazzone. L’anno della promozione con Corini c’era armonia allo stadio, io ho seguito quasi tutte le partite perchè ero senza panchina».