L’edizione odierna della “Gazzetta dello Sport” riporta le dichiarazioni di alcuni ex Palermo, in merito allo straordinario momento di forma di Mario Alberto Santana. E’ l’uomo che trascina e ribalta, che torna ad incantare come faceva nel Palermo degli anni d’oro. L’investitura da leader arriva da un altro ex capitano come Eugenio Corini:«Partiamo dal fatto che quando un giocatore riesce ancora a giocare a una certa età, vuole dire che c’è tanta professionalità alle spalle, cura del particolare, del proprio corpo ed è un merito–dice l’attuale allenatore del Brescia -. Poi c’è tanta passione perché, come dico spesso ai miei giocatori, far rimanere inalterato il bambino che c’è in ognuno di noi è quello che ci ha premesso di diventare giocatori e allenatori, ti rende la vita bella perché la mattina ti alzi per fare calcio. Mario abbina questa grande professionalità a questa grande passione. E penso che lo stimolo che gli abbia dato il ritorno a Palermo va a chiudere il cerchio con la sua carriera, perché a 37 anni rivedere uno stadio pieno dove giocare per vincere in una piazza in cui hai lasciato il segno, è qualcosa di straordinario. Le qualità le ha sempre avute e le sta dimostrando anche quest’anno con una maturità conseguita nel tempo». La fascia al braccio è una logica naturale. «Ha già vestito il rosanero e sa che responsabilità comporta, quindi chi meglio di lui può incarnare la rinascita del Palermo?». Legame con Palermo In quel periodo di gloria c’era anche Simone Barone. Per il campione del mondo il rendimento di Santana si deve all’alchimia con la città.«Era un ottimo giocatore, forse ha fatto un po’ meno rispetto alle sue qualità, era molto legato al Palermo e secondo me la sua voglia di tornare e di diventarne un leader è stata l’estrema sintesi del rapporto con la città. È normale, più si cresce più si acquisiscono maggiori responsabilità. A Palermo, poi, per il suo grande legame con la città sta dando di più. Se scendi in Serie D vuol dire che c’è molto di più di un rapporto professionale». Stefano Morrone ha sempre visto in lui una gioia di vivere che
si è riflessa nel calcio. «Io e Mario siamo stati molto legati in quei tempi. È sempre stato un giocatore che ha spostato gli equilibri e penso che le cose che sta facendo a Palermo siano la dimostrazione della sua gioia di vivere, la sua felicità nel fare quello che sa fare. È stato sempre così fin da giovane. Non mi stupisce che stia mettendo in mostra doti anche da combattente, penso ad Alessandro Lucarelli nel Parma e a Franco Brienza nel Bari l’anno scorso. Quando si va verso il finale di carriera, si va alla ricerca di questi stimoli, di qualcosa che ti possa toccare il cuore. Mario a Palermo ha una storia che meritava questo epilogo perché è da lì che ha iniziato a muovere i primi passi importanti. Non mi stupisce che si comporti da leader in una città in cui è amato». Anche per Massimo Mutarelli il segreto del suo inizio da applausi sta nel legame con Palermo. «Quando l’ho conosciuto si stava affacciando al calcio professionistico, era dotato di ottime qualità e non mollava mai, c’erano tutti i presupposti perché diventasse leader, non mi stupisce assolutamente quello che sta facendo ancora, alla sua età. È stato bravissimo a trovare da solo quelle motivazioni per tornare in una piazza dove aveva fatto molto bene e riconfermarsi, perché non è assolutamente facile anche in Serie D».