Brandaleone: “Mario Alberto, carisma e personalità: l’uomo che sa volare sull’acqua”

L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” riporta l’editoriale del giornalista Carlo Brandaleone: “Abbiamo un paio di buoni motivi per parlare di Mario Alberto Santana, che ieri ha subito la squalifica meno «dolorosa» della sua carriera. Il primo è che la sua assenza sta pesando. Un giocatore dal suo carisma e con la sua personalità sarebbe stato prezioso in questo sprint per la promozione. Del resto era stato ingaggiato per essere il perno dell’attacco rosanero. Sarebbe utilissimo poterlo schierare nelle ultime partite, quelle decisive. Il secondo motivo è che quindici anni fa esatti, il ventisette febbraio del 2005, Mario Alberto Santana, argentino di Comodoro Rivadavia, in Patagonia, che a quei tempi aveva ventiquattro anni, entrò di corsa nei cuori dei tifosi rosanero. Non per un gol e neppure per una «rabona», ma per una sgroppata sotto il diluvio che chiuse trionfalmente la partita contro la Roma mandando in estasi principalmente gli spettatori della gradinata, Gli stessi che fino a quel momento erano stati avari di applausi e prodighi di critiche nei confronti dell’attaccante argentino. Del resto, la gradinata, ora tribuna Monte Pellegrino, è sempre stata la parte dello stadio più esigente. Quella partita fu uno dei momenti più belli della stagione rosanero. Per Santana una sorta di liberazione. Era stato «travasato» dal Venezia due anni prima, nel primo anno di B pur giocando tanto aveva segnato poco e l’anno dopo, quello della promozione, Zamparini l’aveva ceduto in prestito al Chievo, dove il modulo 4-4-2 di Del Neri sembrava cucito su misura per l’argentino. Tornò a Palermo in A, pieno di grandi propositi e con un anello al dito. Nell’aereo da Buenos Aires in Italia aveva conosciuto Antonella, figlia della pallavolista Silvana Diaz Bancalari e di Roberto Moltrasio, apprezzato fisioterapista argentino trapiantato a Palermo. Matrimonio e divorzio dopo qualche anno. Mario Alberto Santana non fu sempre protagonista nel Palermo di Guidolin che giocava senza ali preferendo il modulo 4-3-2-1. Partì titolare fisso, si fece male a Messina, perse il posto perchè la concorrenza era forte. Il suo calcio era estro, fantasia, ma anche esagerata ricerca del numero e per tutto il girone di andata non andò mai a rete. La svolta a febbraio, quando il Palermo cominciò a «vedere» la prima partecipazione della sua storia alla Coppa Uefa. Non aveva giocato contro la Juve nella storica partita decisa da Brienza. Ma il venti febbraio, tornato titolare, Mario Santana segnò due gol contro il Lecce di Zeman. La settimana successiva contro la Roma allenata da Del Neri, sempre al Barbera, partì titolare a centrocampo, con Zauli e Brienza trequartisti alle spalle di Toni. Era un pomeriggio da tregenda, pioggia e vento sferzavano il «Barbera» e i suoi trentatremila spettatori. La Roma, senza Totti, aveva quattro punti in meno dei rosa in classifica e lottava per tornare in zona Uefa. Montella colpì un palo, Brienza sbloccò all’inizio del secondo tempo riprendendo una corta respinta di Pelizzoli, ma a metà ripresa Simone Barone rimediò il secondo cartellino giallo lasciando i rosa in dieci. La Roma si riversò nella metà campo del Palermo, sull’acqua la palla assumeva traiettorie impossibili e ogni rimpallo era una minaccia. Fin quando nel primo minuto di recupero Mario Alberto Santana anticipò Dellas dieci metri prima della metà campo, quasi sulla linea laterale destra, e partì sul pantano verso la porta avversaria. Gli avversari arrancavano per raggiungerlo, il campo inzuppato sembrava non finire mai, sugli spalti i cuori battevano a mille ma l’argentino completò la sua corsa di settanta metri sul fondo con un perfetto rasoterra che Luca Toni sulla linea di porta deviò facilmente in rete.

Dopo quella vittoria, con diciassette punti di vantaggio sulla terzultima, Francesco Guidolin dichiarò: «Siamo salvi». E da quel giorno per i fans della gradinata Mario Alberto Santana è diventato l’uomo che sa volare sull’acqua”.