L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” riporta l’articolo di Carlo Brandaleone che pone una riflessione storica sul match vinto la scorsa settimana dai rosanero contro il Corigliano. Ecco quanto si legge:
“Tornando alla partita di domenica scorsa tra Palermo e Corigliano non sarà sfuggito agli spettatori che anche la squadra calabra ha schierato un portiere decisamente basso per il ruolo. D’Aquino è stato bravo sulle conclusioni rasoterra dei rosa ma incerto sulle uscite in presa alta e imbarazzante sui gol a fil di traversa di Ficarrotta e Martin. Già il San Tommaso s’era presentato al «Barbera» con un portiere molto al di sotto della media, situazioni assolutamente impossibili nei campionati professionistici. Il Palermo ha avuto un portiere un po’ sotto gli standard, Graziano Vinti, che era però un metro e ottanta. Tuttavia un portiere «mignon» ha segnato uno dei campionati più tristi della storia rosanero. Quello del 1997-98 in C-1. Non si trattò per la precisione di un portiere ma di Pietro Tarantino, 168 centimetri, che il 16 novembre del 1997 s’improvvisò estremo difensore negli attimi conclusivi della partita fra i rosa e la Turris, parando un rigore a Lorenzo Scarafoni al 94’. La prodezza di Tarantino, un mediano sette polmoni, fu inserita dalla Gazzetta dello Sport tra gli eventi più rilevanti dell’anno. E in effetti quello che accadde quel giorno al velodromo ha dell’i n c re d i b i l e . Il Palermo era appena retrocesso dalla B. Il vicepresidente Gianfranco Vizzini aveva convinto Giovanni Ferrara ad affidare la panchina a Rumignani, che aveva fatto molto bene anni prima, benché Arcoleo fosse ancora sotto contratto. Ma Rumignani andò male, otto punti nelle prime otto gare e Ferrara lo esonerò richiamando Arcoleo. Il quale debuttò vincendo contro l’Ischia e poi sul campo della Lodigiani. Una terza vittoria di fila avrebbe rilanciato il Palermo in classifica, riavvicinando i tifosi. La squadra non era male, ma la situazione finanziaria del club era disastrosa, Ferrara teneva duro in attesa di un acquirente vero e come tanti suoi predecessori celebrava le nozze con i fichi secchi. Insomma, il 16 novembre il Palermo ebbe la possibilità di vincere la terza gara di fila contro la fragile Turris, che arrancava in coda. Attaccò per tutta la gara senza sfondare. Al 94’il portiere ospite Visconti dopo un’uscita, pur avendo la palle tra le mani, colpì violentemente Scarafoni in area. Un gesto inspiegabile, che costò a Visconti l’espulsione. E al Palermo venne assegnato il rigore. La Turris aveva completato i cambi, dunque doveva schierare un giocatore in porta. «Vado io» disse Tarantino, il più basso della squadra. Tarantino aveva giocato giovanissimo nel Palermo, da cui era stato scartato ed aveva buoni motivi di rivalsa. Scarafoni calciò forte a mezza altezza, Tarantino volò alla sua destra e respinse tra lo stupore generale. E l’arbitro fischiò la fine. A fine partita Arcoleo sussurrò nell’orecchio di Tarantino qualcosa di irripetibile. Il piccolo centrocampista della Kalsa visse momenti di gloria e la sua casa sul lungomare di Ficarazzi fu meta di giornalisti, amici e parenti. Dopo un episodio del genere era chiaro che il campionato del Palermo aveva subito una stregoneria. E fu un supplizio. A due giornate dal termine i tifosi infuriati chiusero con un lucchetto la squadra negli spogliatoi del «Barbera» e il doppio spareggio con la Battipagliese condannò i rosanero alla seconda retrocessione di fila. Poi arrivò il ripescaggio per il fallimento dell’Ischia e la C-2 fu evitata, ma senza il miracolo di Tarantino la stagione avrebbe probabilmente preso una piega diversa”.