L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” riporta un articolo scritto dal giornalista Brandaleone che ha ricordato un episodio lontano anni: “Il 6 febbraio del 2005, esattamente quindici anni fa, la città di Palermo si svegliò felice, stordita e un po’ incredula per quello che era accaduto la sera prima allo stadio «Barbera». Era stata una serata magica nella quale la squadra rosanero aveva battuto la Juventus col risultato di 1-0. Sembra ieri, ma per una generazione di tifosi è già storia. Per chi c’era, ed erano tanti, oltre trentamila – il «Barbera» era stracolmo anche per la consueta presenza di migliaia di fans juventini – l’azione del gol che decise la gara rimarrà per sempre scolpita nella memoria e nel cuore. Punizione dalla trequarti a sinistra di Corini, respinta corta di Buffon, Brienza controlla al limite dell’area si porta la palla sul sinistro e segna a mezza altezza a fil di palo. Un gol storico per una storica vittoria. Il Palermo non batteva la Juventus dal 18 febbraio del 1962, quando vinse a Torino col risultato di 4-2, ma l’ultimo successo casalingo dei rosa contro la «Signora» risaliva addirittura all’8 maggio del 1949 (2-0 con gol di De Santis e Boniforti). Ma fu una vittoria velata di tristezza perché il calcio italiano era ancora sotto choc: quattro giorni prima l’aereo del Grande Torino si era schiantato contro la basilica di Superga e tutti i calciatori granata erano morti. La vittoria sulla Juve di quindici anni fa inaugurò il ciclo d’oro del Palermo di Zamparini, di cui adesso si parla soltanto nelle aule giudiziarie. I rosa erano appena stati promossi dalla Serie A, s’erano rafforzati con Barzagli, Zaccardo, Barone, tutti giocatori che l’anno successivo avrebbero vinto il Mondiale in Germania. Guidolin era il loro profeta e la città di Palermo guardava a Zamparini come si guarda al sole che sorge tutti i giorni. Nessuno avrebbe immaginato quel giorno come sarebbe finita. La Juventus era una squadra molto forte, voleva strappare dalle maglie del Milan lo scudetto e non aveva badato a spese. Aveva ingaggiato Fabio Capello per la panchina, erano arrivati Ibrahimovic, Zebina e Cannavaro, il 5 febbraio del 2005 era prima in classifica, e, nonostante la sconfitta di Palermo che avvicinò il Milan, alla fine vinse lo scudetto. Uno scudetto che però non figura nel palmares del club bianconero perché l’anno dopo, alla fine del processo Calciopoli che portò la Juve addirittura in B il titolo del 2015 gli fu revocato. E resta ancora non assegnato. Il Palermo nella stessa stagione raggiunse un traguardo inimmaginabile, il sesto posto nella classifica finale gli valse la prima qualificazione per la Coppa Uefa. A fine campionato, però, i fans dovettero ingoiare due bocconi amari. L’addio di Guidolin (che poi tornò) e la cessione di Luca Toni alla Fiorentina per soli dieci milioni. Quante cose sono cambiate da quel giorno. Quanto hanno gioito e quanto hanno poi sofferto i tifosi rosanero, ancora divisi sul giudizio storico della gestione Zamparini, che appunto quindici anni fa toccò uno dei punti più alti. Una vicenda unica nel calcio italiano, paragonabile forse solo a quella del Parma di Tanzi. Una vicenda che aspetta ancora risposte, qualcuna la avremo alla fine del processo che deve ancora cominciare ma tanti interrogativi rimarranno senza una verità. E che nel frattempo la tifoseria rosanero si nutre di rimpianti e ricordi. Uno dei più belli appartiene appunto a quella gelida serata del 5 febbraio 2005, quando Brienza – l’unico rosanero di quella squadra che proveniva dalla precedente gestione – diventò per una notte il re di Palermo”.