Brandaleone: “Da Pruzzo a Glerean, la trattativa e il ritiro «fantasma» di Longarone”
L’edizione odierna del “Giornale di Sicilia” riporta l’editoriale del giornalista Carlo Brandaleone. Ecco quanto riportato: “Ieri è stata la ricorrenza del disastro del Vajont. Nella notte del 9 ottobre del 1963 la diga al confine tra il Veneto e il Friuli franò travolgendo tutto quanto stava a valle. Il più colpito fu il paese di Longarone, che fu raso al suolo. I morti furono quasi duemila. Le storie di Longarone e del Palermo si incrociano nel mese di luglio del 2002, quando il club rosa decise di svolgere proprio lì, in provincia di Belluno, il ritiro precampionato. Ma non fu un ritiro come gli altri, se non altro perchè non fu mai chiaro fino al 20 di luglio quale Palermo vi avrebbe partecipato. Era infatti in corso la trattativa per il passaggio da Sensi a Zamparini. Insomma, a Longarone si scrisse la storia rosanero al termine di un travaglio che inaugurò la stagione più felice e nello stesso più amara del club. Longarone fu un ritiro… fantasma. Fissato per il 16 luglio iniziò giorni dopo perchè non si sapeva quale Palermo avrebbe dovuto allenarsi. Quello di Sensi allenato da Pruzzo o quello di Zamparini allenato da Glerean? I tifosi rosa vissero giorni ad altissima tensione, sperando che la trattativa andasse in porto. Intanto a Longarone non arrivava né il Palermo di Sensi, né quello di Zamparini. L’albergo era vuoto, i giornalisti (tra cui chi scrive) aspettavano, facevano i turisti e impararono bene la storia del Vajont. Era in corso un braccio di ferro tra Sensi che voleva vendere e Zamparini che voleva acquistare. Anzi, una partita a poker nella quale il presidente della Roma tentò un bluff in piena regola. Era chiaro che dopo due anni riteneva il Palermo un peso ma non voleva che si capisse. Lo aveva preso su pressioni di Sergio D’Antoni nel tentativo di aggregare altri club (Parma, Perugia e Lazio) per un nuovo polo televisivo. Progetto fallito, il Palermo era riuscito ad andare in B ma Sensi non aveva nessuna intenzione di continuare. Zamparini invece voleva il Palermo. A Venezia il suo ciclo era finito, gli incassi miseri, i tifosi in rivolta. La trattativa sembrò sbloccarsi a Civitavecchia il 14 luglio, con una stretta di mani. Quindici milioni in tre anni il prezzo pattuito. Poi si complicò. Zamparini chiese a Sensi una fidejussione a garanzia degli eventuali debiti non contabilizzati nei bilanci. Sensi gli disse di si, ma al momento della firma davanti al notaio, a Talamone, la fidejussione non fu presentata. Nel frattempo aveva appunto messo insieme un gruppo di calciatori assai eterogeneo con Pruzzo allenatore senza alcuna esperienza e Majo vice allenatore, facendo credere che era pronto a partecipare al torneo cadetto. Ma Zamparini ormai aveva deciso, il suo conto in banca era florido perchè aveva da poco venduto i suoi centri commerciali ai francesi di Conforama, il 20 luglio firmò anche senza fidejussione cedendo dunque alle condizioni di Sensi, che nel frattempo aveva mandato la squadra ad allenarsi a Longarone per mettere fretta al friulano. Quel che accadde in quei tre giorni di ritiro, dal 18 al 21 luglio, ebbe del tragicomico. Pruzzo fece un solo allenamento, il giorno dopo arrivò un pulman da Pergine, in provincia di Trento, con i calciatori del Venezia che avevano accettato il trasferimento: Conteh, Maniero, Bilica, Rossi, Soligo, Di Napoli, Modesto, Lai, Morrone, Ongfiang e Santana, poi si unì anche Marasco. Un «rapimento» lo definirono i fans lagunari. Dunque buona parte dei rosanero, per primo Roberto Pruzzo, furono licenziati in tronco, alcuni (Mascara, Di Donato, La Grotteria, Sicignano ed altri) s’unirono ai dodici del Venezia e nacque nella valle del disastro il Palermo di Zamparini. Alla guida della squadra fu chiamato Ezio Glerean, che dopo la prima giornata di campionato fu esonerato”.