L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta un’intervista ad Ariedo Braida il quale si sofferma sul Palermo e sul City Group.
Ecco qualche estratto:
Nel 2014, si parlò di un ritorno come direttore sportivo. «Dopo il Milan, avevo siglato un accordo con la Samp e Garrone che poi mi chiamò per dirmi che aveva venduto la società. Avevo buoni rapporti con Zamparini, anche quando era a Venezia. E con Foschi, il braccio destro. Poi siamo paesani, perché nati a pochi km di distanza.
Quell’anno, grazie al cielo, sono passato al Barcellona».
Palermo nell’universo del Manchester City. Che prospettive? «Ho conosciuto, già dal periodo di Barcellona, Soriano e Begiristain, poi il fratello di Guardiola, dirigenti
straordinari. Persone competenti che, tante volte, scarseggiano in un mondo dove c’è ancora molta approssimazione».
Dunque? «Il City Group è un’azienda immensa e ha in programma di portare la squadra in A. Con Gardini sono usciti allo scoperto. A certi livelli, non si può pensare di vivacchiare. Palermo, fra le stelle, sarebbe normale. La Sicilia è una delle isole più grandi d’Europa, 5 milioni di abitanti: una nazione. Sono entrati da poco, stanno esaminando i vari aspetti, creeranno basi solide. Mestiere e progetti non mancano».
Intanto, la città è rimasta delusa per un 2-0 col Brescia andato in fumo malgrado 32mila spettatori e per l’uscita dai play off. «Un vero peccato. Il Palermo in A ci sta, e come se ci sta! Certo ha fallito il matchball. Un errore che può capitare. In questa delusione c’è l’essenza del calcio. Nulla è impossibile, i miracoli esistono. Me lo disse, tanto tempo fa, Nereo Rocco e non è una banalità. Quando gli auguravano: “Vinca il migliore”, reagiva con “Speremo de no” perché il fascino di questo sport è che puoi vincere anche se non sei il più forte»