Ai microfoni di “PianetaSerieB”, è intervenuto l’ex tecnico rosanero Boscaglia per parlare dell’andamento dell’inizio del campionato di Serie B.
«Aramu? Mattia io lo ha avuto da giovanissimo, usciva dalla Primavera del Torino, è un giocatore dalle qualità tecniche indiscusse, come ha fatto vedere nel campionato a Trapani. È un giocatore che si vedeva avesse dei colpi importanti, non mi sorprende quello che ha fatto poi in futuro. È un giocatore molto molto interessante.
Secondo me i giocatori alla fine ‘hanno quello che meritano’, nel senso che non so se il suo limite massimo fosse quello lì tra Serie A e Serie B, o comunque essere un buon giocatore di B o un buon giocatore di A. Lui è un giocatore che ha un buon motore, una qualità tecnica importante, soprattutto un sinistro molto importante; però poi ci sono tante altre componenti che fanno di un buon giocatore un gran giocatore. Per assestarsi bene in Serie A sono tante le componenti che devono incastrarsi: ci sono stati giocatori che hanno fatto la Massima Serie per qualche anno, poi sono scesi in B, sono tornati in A e lui è uno di questi. Probabilmente quello che è il suo motore, quella che è la sua qualità, la sua gamba è l’ideale per un gran giocatore di B che può fare comunque la Serie A, però con qualche problema ad imporsi. Ormai ha 29 anni, dal Torino presi lui, Caldara dall’Atalanta e Lombardi dalla Lazio giovanissimi, ma si vedeva sarebbero stati gran giocatori. Mattia Caldara ha poi avuto qualche grave infortunio, mentre lui ne ha avuti pochi, ma ha fatto sempre bene, benissimo in B ed anche in A quando è stato chiamato in causa.
Secondo me è la B la sua categoria, perché è un grandissimo giocatore per la cadetteria. Lui con il passare degli anni ha dimostrato di poter essere decisivo in questo campionato. Per imporsi e rimanere in Serie A venendo dalla B la difficoltà è enorme, è addirittura più differente che dalla C alla B. Per questo è probabile che il suo mondo sia questo. Ripeto: per me è un gran giocatore, e anche un bravo ragazzo, un professionista con cui ho lavorato con piacere e per cui proverò sempre grande stima per quell’anno condiviso a Trapani.
Brescia e Palermo? Ti porti intanto un bagaglio di esperienze notevole perché sono due piazze importantissime, Brescia per la tradizione, per quello che è il blasone, per tutti gli allenatori e i giocatori che sono passati per quel club glorioso. Ho trascorso due anni fantastici in cui ho fatto molto bene, il primo anno abbiamo sfiorato i play off, poi sono andato a Novara, ma sono ritornato a Brescia; ci siamo salvati con Cellino presidente e quindi ho ricordo bellissimo; ho lavorato con giocatori giovanissimi: soprattutto il primo anno abbiamo fatto esordire tantissimi ragazzi ‘95 e del ‘96 tra cui Calabresi, Soma, Mazzitelli e tantissimi giocatori di valore, tra cui Morosini e Venuti. È stata una grande esperienza in una città fantastica. Mi porto dentro veramente un’esperienza meravigliosa. A Palermo è stata un po’ diversa perché Palermo ha ambizioni importanti, è una città importantissima, capoluogo della mia Sicilia. Era un momento in cui io stavo comunque facendo bene in B, sono sceso di categoria e le cose non sono andate come volevamo, complice anche il Covid e anche una partenza abbastanza a rilento; poi la società a marzo ha considerato opportuno esonerarmi e io ho accettato nonostante avessi un altro anno di contratto l’esonero. L’esperienza di Palermo mi ha lasciato tanto perché comunque c’è una tifoseria fantastica, una città bellissima quindi mi porto dentro un bagaglio di esperienza molto molto importante che è servita, mi serve e mi servirà per il per il proseguo della mia carriera.
A Brescia c’è tutto per fare bene: hanno una squadra con una rosa abbastanza competitiva, naturalmente è normale che per ambire a posizioni importantissime devono andare tante cose per il verso giusto. Hanno un ottimo allenatore, una tifoseria fantastica quindi diciamo che manca poco. È normale che è una squadra che, se è paragonata a chi è partita per vincere il campionato, forse manca un po’ di qualità, però a ciò possono sopperire con il lavoro di squadra, con il lavoro tattico e con la compattezza. Io credo che le ‘Rondinelle’ possano fare un grande campionato; c’è anche un direttore importante forse come Castagnini che sa come si lavora e di cui io, avendolo avuto per diversi anni, conosco la competenza e la bravura. Io penso che anche quest’anno possano fare assolutamente bene.
Sui rosanero? Il campionato è iniziato abbastanza presto, siamo ancora alle partite di agosto. Non è mai semplice soprattutto perché hanno giocato con il mercato aperto e non è mai facile per chi deve partire, per chi deve arrivare e per gli allenatori che preparano la partita. Secondo me ha influito questo. Da adesso in poi si fa sul serio. Il Palermo sicuramente non è partito col piede giusto; non è facile perché comunque per giocare a Palermo ci vogliono veramente gli attributi, però la squadra mi sembra abbastanza completa e la società forte. Secondo me anche loro possono fuori uscire presto e comunque veleggiare per quelle che sono le posizioni della classifica a cui ambiscono e sono assolutamente le prime posizioni. I rosanero nascono per cercare di andare in serie A quest’anno assieme ad altre compagini. Io credo che da queste settimane, in particolare dalla prossima, si comincerà a fare sul serio. Hanno cambiato anche guida tecnica e c’è un allenatore ha già vinto la categoria, quindi, sono anche in mani abbastanza tranquille e sicure. Però c’è sempre l’incognita: Palermo è sempre Palermo, serve cercare sempre di dare il massimo di vincere; quando le cose purtroppo non vanno bene è normale che ci siano lamentele mugugni e che non si lavori nel migliore dei modi.
Dove c’è un progetto che mi convinca, dove c’è la possibilità di lavorare bene per poter dare sfogo a quelle che sono le mie idee di calcio e ai miei modi di lavorare. Spero in una chiamata giusta di una società che voglia fare le cose per bene, serie, che voglia progettare con me e quindi vediamo, vediamo quello che proporrà il mercato perché purtroppo, sai, per gli allenatori come funziona, nel momento in cui le cose non vanno bene ci sono gli esoneri, anche perché chi sta fuori altrimenti non lavorerebbe mai. Ripeto: bisogna vedere quello che propone il mercato degli esoneri, cosa ti propongono le società che ti vengono ‘a cercare’, che tipo di percorso vogliono che si faccia insieme. Se il progetto è convincente io mi ci butto perché c’è tanta voglia di rientrare dopo appunto il finale di stagione di Ancona.»