Boom dei contagi, stadi chiusi: ecco perché la A non ha colpe, è un messaggio sbagliato per chi si è vaccinato
L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul boom dei contagi in serie A e sulla decisione di limitare le presenze negli stadi.
Stadi aperti oggi, quasi chiusi nei prossimi due weekend. Il 3° e il 4° turno di ritorno di Serie A si disputeranno davanti a 5.000 spettatori, nonostante non ci sia alcuna corrispondenza tra le presenze sulle tribune e l’incremento dei contagi. Tutt’altro. Il provvedimento, chiesto dal governo e accolto dalla Lega che ha così voluto dimostrare un grande senso di responsabilità in un momento delicato, sfugge a qualunque logica. Tranne una: il populismo.
I numeri. A stonare, innanzitutto, è l’assoluta divergenza tra la decisione presa ieri e i dati scientifici. Particolare non secondario, perché sono sempre stati usati i numeri per sottolineare l’importanza del vaccino e degli altri provvedimenti presi dal Governo per combattere la pandemia. I contagi sono drasticamente aumentati durante le festività natalizie, tra il 23 dicembre e il 5 gennaio, come evidenzia il grafico in questa pagina. Beh, la Serie A è andata in vacanza il 22 dicembre 2021, con la disputa dell’ultima giornata del girone d’andata, ed è tornata al lavoro il 6 gennaio, con il primo turno del girone di ritorno. Insomma, il boom di contagi è arrivato con gli stadi chiusi.
Non si può ignorare che 5.000 spettatori a San Siro o all’Olimpico nemmeno si vedono, mentre al Penzo di Venezia rappresentano il 50% della capienza. Non era meglio studiare una soluzione che venisse incontro alle esigenze manifestate dal governo ma non penalizzasse in modo così estremo le società? Da quando è esplosa la pandemia, il calcio si è inevitabilmente confrontato con tanti provvedimenti: a lungo le partite sono state giocate a porte chiuse, sono stati studiati protocolli particolari, solo all’inizio di questa stagione i tifosi hanno potuto vivere nuovamente l’emozione di uno stadio pieno. E adesso si torna indietro. Troppo indietro.
Il paradosso. Così succede che mercoledì 12 Inter-Juve assegnerà la Supercoppa in un San Siro gremito al 50% e domenica 23, sempre a San Siro, per la sfida di campionato Milan-Juve ci saranno solo 5.000 tifosi. Il motivo è chiaro: i biglietti per la Supercoppa sono stati in gran parte venduti e sarebbe stato un problema tornare indietro, senza contare che la Lega aveva già rifiutato la richiesta di un rinvio da parte dei due club, intenzionati ad aspettare il ritorno alla capienza massima. La Serie B e la Serie C, quando riprenderanno l’attività, dovranno adeguarsi alla regola dei 5.000 spettatori. Così almeno si eviterà un altro paradosso: nella situazione attuale, il 23 gennaio Milan-Juve avrà 5.000 spettatori e Bari-Catania di Serie C potrebbe ospitarne circa 25.000. A questo verrà posto rimedio. Più difficile cancellare l’errore più grave: non è lo stadio che fa salire i contagi.