Da giorni in via Arenula si parla di una nuova fase. Un decreto per rimandare dentro i boss. Il Guardasigilli, Alfonso Bonafede, da giorni parla con i suoi collaboratori dell’avvio di una nuova fase che è partita in coincidenza col cambio ai vertici del Dap e l’arrivo del vice direttore Roberto Tartaglia, ex pm del processo trattativa Stato-mafia con Nino Di Matteo.
INTERVISTA A NINO DI MATTEO
“Continuo a rispettare l’indipendenza e l’autonomia dei magistrati – ragiona Bonafede con i suoi -. I giudici prendono le decisioni applicando la legge, a noi però tocca farle le leggi”.
In cantiere – come scopre Repubblica – ci sarebbe un intervento tarato proprio sulla “Fase 2” della pandemia. Perché Bonafede dice ancora: “Se il rischio contagio è stato, secondo i magistrati, causa delle scarcerazioni, adesso è il momento di riportare in carcere per legge i detenuti al 41 bis e quelli che si trovano nell’Alta sicurezza. Questo perché la situazione sanitaria è cambiata”.
Questo assunto sarebbe alla base della possibilità di un intervento che permetta ai giudici di valutare la persistenza dei motivi sanitari. Il veicolo col quale il suo pensiero dovrebbe diventare azione è in via di definizione, ma gli uffici sono al lavoro a pieno regime.
Ovviamente questa è la risposta del ministro della Giustizia all’elenco dei 376 mafiosi scarcerati. Un decreto, quello di Bonafede, che ricorderebbe molto quello deciso in piena notte nel 1992 dall’allora Guardasigilli Martelli e da Giovanni Falcone agli Affari penali per non far uscire dalle carceri importanti boss cui scadeva la custodia cautelare.
È dalla scorsa settimana, dal 29-30 aprile, che Bonafede riflette su quale strada seguire per il caso dei boss. La prima mossa, giovedì 30, è stato il colloquio con l’ex direttore del Dap Francesco Basentini, che passa alla commissione parlamentare Antimafia la lista dei 376 mafiosi messi ai domiciliari, inviata in copia anche alla segreteria e al gabinetto del Guardasilli, ma evidentemente non sensibilizza politicamente il ministro sulla questione.
Problema che il Dap, durante l’emergenza Covid, tratta in modo burocratico e per giunta emanando la circolare del 21 marzo che di fatto ordina ai direttori delle carceri di inviare ai magistrati l’elenco dei detenuti con patologie gravi e quelli over 70.
Accade così che mentre Bonafede, anche nella maggioranza, entra in polemica con i garantisti del Pd, propensi a seguire una linea favorevole alle scarcerazioni mentre lui insiste per i braccialetti elettronici obbligatori oltre i 12 mesi di pena, al Dap seguono una linea che di fatto favorisce le scarcerazioni.
E siamo al primo maggio quando Basentini lascia il Dap. Già martedì 29 Bonafede aveva scelto il vice Tartaglia che viene insediato subito sabato 2. Il giorno in cui Repubblica scopre la lista dei 376 mafiosi scarcerati. E domenica pubblica la prima anticipazione.
Nel frattempo Bonafede mette Tartaglia al lavoro sulla lista e comincia a pensare come far fronte alle a scarcerazioni. Unica strada un nuovo decreto che, con il Covid in calo, riporti i mafiosi in carcere.
Scoppia domenica sera il caso Di Matteo che parla alla trasmissione “Non è l’Arena” tutta dedicata proprio alla lista dei boss messi fuori prigione dai magistrati di sorveglianza per quelli definitivi e dai gip per quelli – ben 200 – ancora in custodia cautelare. Bonafede non nasconde il suo fastidio per una polemica che ritiene infondata e pensa ai boss con Tartaglia. Stamattina decide per la linea dura col rischio – politicamente – di vedersi contro i garantisti della maggioranza.