Sulla zona rossa ad Alzano e Nembro arriva la risposta di Boccia alla procura di Bergamo. Dopo aver ascoltato Gallera e Fontana come persone informate sui fatti, la procura di Bergamo ha evidenziato come l’istituzione della zona rossa ad Alzano e Nembro fosse prerogativa del Governo centrale. Un’affermazione che non è piaciuta a Palazzo Chigi tant’è che già nella serata di venerdì 29 maggio sul tema è ritornato Francesco Boccia, ministro degli Affari Regionali. L’esponente dell’area di Governo ha risposto piccato ai magistrati della procura di Bergamo che difendono la posizione di Gallera e Fontana.
Per Boccia, infatti, sul merito ci sono pochi dubbi. Queste le sue parole: “Anche la Regione poteva istituire la zona rossa” – ha evidenziato il titolare del Ministero degli Affari Regionali -. Lo prevede l’articolo 32 delle legge 23 dicembre 1978 n. 833, richiamato anche dall’articolo 3, comma 2, del d.l. n. 6/2020, che conferisce anche alle Regioni la possibilità di istituire la zona rossa”.
Inizia un nuovo capitolo di querelle sulla questione zona rossa nella bergamasca. Anche perché, secondo quanto rivelato da Maria Cristina Rota, procuratrice facente funzione di Bergamo che segue il caso in prima persona, era compito di Roma.
Ciò avvalorerebbe la tesi di Attilio Fontana che a marzo aveva più volte ribadito come la Lombardia avesse segnalato la grave situazione della bergamasca a Roma senza, però, avere risposte.
Nonostante la risposta di Boccia alla procura di Bergamo, la città vuole solamente giustizia per la mancata zona rossa di Alzano e Nembro. È quanto si evidenzia in una nota della procuratrice Rota: “C’è da parte della popolazione bergamasca richiesta di giustizia e vi è il dovere nostro di accertare i fatti facendo la massima chiarezza su di essi, la cui valutazione sarà operata con particolare attenzione tenuto conto di tutte le particolarità della delicata situazione”.