Boateng: «Razzismo? Non è un segnale abbastanza forte chiudere San Siro»
Il caso razzismo provocato dagli ululati verso Kalidou Koulibaly durante Inter-Napoli ha fatto il giro d’Italia. Molti giocatori si sono espressi a favore del difensore senegalese, inoltre secondo molti addetti ai lavori la squalifica di due giornate a porte chiuse per la società nerazzurra non è sembrata adeguata. A pensarla così è anche Kevin Prince Boateng, centrocampista del Sassuolo, che in passato ha ricevuto lo stesso trattamento che i tifosi dell’Inter hanno riservato a Koulibaly, ecco le sue parole rilasciate a “l’Equipe”: « ho paura che tutto questo sarà già stato dimenticato la settimana prossima. Ci sarà il capodanno, si farò festa e la gente penserà a tutt’altro. San Siro chiuso per due turni più un turno di squalifica alla curva nerazzurra? Non è sufficiente, è un segnale, ma non abbastanza forte. Non è la prima volta che succede, le pene devono essere più severe. Sono dispiaciuto per i giocatori dell’Inter che dovranno giocare senza tifosi, ma va lanciato un segnale forte. Se le curve vengono chiuse per tutta la stagione capiranno che non si scherza. L’arbitro avrebbe dovuto interrompere il gioco? Sì, non dico che avrebbe dovuto necessariamente sospendere la gara, ma interromperla sì. L’arbitro non è stato in grado di comprendere la situazione. Se mi viene detto che non ha sentito nulla mi viene da ridere. Il sindaco di Milano Sala ha detto che la prossima volta lascerà lo stadio? La prossima volta, la prossima volta… è sempre il solito discorso, c’è sempre una volta di troppo. E’ arrivato il momento di dimostrare che siamo tutti uniti. La prossima volta? Questo vuol dire che dei bambini dovranno assistere ancora ad una cosa del genere. Penso che l’Italia sia il Paese più colpito dal razzismo. Lì succede spesso. Il razzismo fuori dal campo? E’ nascosto. Io sono altro 1,90, non lo fanno davanti a me. Ma allo stadio è diverso, c’è l’effetto del gruppo. Ci sono molti ignoranti che seguono il movimento, ma devono comprendere come lo possa vivere Koulibaly».