Bisoli: «Vi dico come ho rilanciato il Südtirol. Allenamenti di un’ora e 50 di intensità totale, poi…»
L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sul Sudtirol riportando un’intervista a Bisoli.
«La nostra sofferenza è la gioia. Usciamo dagli allenamenti molto più affaticati che dalla partita. Un’ora e 50 di intensità totale. E io creo empatia. Se non lo capiscono vengo mandato via». Signore e signori, benvenuti nel mondo di Pierpaolo Bisoli, il tecnico di Porretta Terme che da quando è arrivato nel nuovo club non ha fatto perdere una sola partita al Südtirol, neopromosso in Serie B che aveva perso le prime tre con Leandro Greco. Si definisce «onesto, un padre tecnico dei ragazzi che allena con i quali scherzo pure». Le dinamiche le conosce alla perfezione, suo figlio Dimitri gioca nel Brescia, l’altro Davide, 26 anni (due ginocchia sacrificate al calcio) lo segue nel cammino: «Di lui si parla poco perché non gioca più, ma mi prepara delle relazioni eccellenti su avversari e calciatori». Parlandoci a lungo viene in mente Carletto Mazzone, che di Bisoli è stato allenatore e ne è stato innamorato per il temperamento che aveva.
E infatti c’è chi la definisce il nuovo Mazzone… «Per me è un onore, ma non so se sono all’altezza. Se allenasse oggi sarebbe ancora all’avanguardia. Palla dietro, palla avanti, cercare la profondità, lo facevamo già al Cagliari nel ‘92, figuratevi…».
In cosa siete simili? «Entrambi non utilizziamo i social, innanzitutto… Io i terzini e i mediani li chiamo ancora così. Il calcio è semplice, molto semplice. Il dribbling non lo puoi insegnare, ce l’hai o non ce l’hai, è un dono di natura. Oggi mi piace il calcio di Klopp, pochi passaggi inutili».
Ora il Cagliari fa fatica a imporsi in B. «È la squadra più forte del torneo, ma devi calarti in una realtà, tosta e dura in cui niente è scontato. A Cosenza erano disperati, ho detto “seguitemi e ascoltatemi”. Abbiamo fatto un miracolo salvandoci col mio mantra all’ultimo minuto dell’ultima giornata dei playout. E’ quel che ripeto anche qui al Südtirol».
Come è lassù a Bolzano? «Mi sto ambientando bene. L’organizzazione è perfetta, al centro sportivo di Appiano. Arrivo alle 11 ed esco alle 18.30 ogni giorno, vivo per il club, sono onesto e cerco di entrare nella testa dei ragazzi. Il d.s. Paolo Bravo lavora bene. Ho spiegato che dopo tre sconfitte bisognava resettare tutto. Erano un po’ impauriti. Ora mi danno testa e cuore. C’è alchimia. Siamo migliorati in tutto».
Alcuni ragazzi saliti dalla C come Poluzzi, Rover, Odogwu, Zaro e Casiraghi si stanno imponendo. «Qui ci sono valori importanti che nessuno ha ancora scoperto. Lavoriamo duro, vogliamo migliorarci ogni giorno».