L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” attraverso un articolo di Nicola Binda si sofferma sul caso Reggina che dopo l’ufficialità della penalizzazione di tre punti in classifica.
Tre punti. La sentenza di primo grado del Tribunale federale nazionale condanna la Reggina. Ma la partita non è finita qui. Da una parte la sanzione potrebbe essere raddoppiata, perché a giorni arriva il doppio deferimento per la medesima inadempienza (mancato pagamento dei contributi Irpef di novembre e dicembre, più alcuni stipendi, al 16 febbraio) relativa stavolta al 16 marzo. Da un’altra parte c’è la tesi difensiva della Reggina, che ha dimostrato di non aver pagato perché stoppata dal Tribunale di Reggio Calabria, con il quale ha avviato la procedura di concordato e quindi – per proseguire da dicembre la sua attività – ha potuto sostenere solo le spese che il giudice autorizzava: essendo i debiti con l’erario una parte di una cifra ben superiore (relativa alla precedente gestione societaria), sono stati bloccati quei pagamenti.
E’ comunque solo il primo round. La Reggina, una volta avute le motivazioni, avrà 7 giorni di tempo per impugnare la sentenza e fare ricorso, poi la Corte d’appello ne avrà 30 per fissare l’udienza e ragionevolmente dovrebbe usarne la metà, vista l’urgenza. Intanto si giocherà la seconda partita, quella della scadenza del 16 marzo. Quindi si cerca di accorciare tempi in vista dei playoff (al via 26 e 27 maggio) tenendo presenti due aspetti fondamentali: primo, rispettare il legittimo diritto alla difesa della Reggina; secondo, evitare di incappare in incidenti che poi al Collegio di garanzia del Coni potrebbero rimandare la palla indietro e far rifare i processi. Un dramma. E allora forse si aspetterà il Coni, la Cassazione dello sport: tra rinviare i playoff (minimo una settimana) e rischiare di dover pagare un risarcimento milionario, il primo sarebbe il danno minore. Certo, la Reggina se dovesse essere respinta anche dal Coni potrà percorrere le strade della giustizia ordinaria (Tar e poi Consiglio di stato), ma il calcio non potrà aspettare ancora.