Binda: “Com’è difficile far l’allenatore in questa B. Frosinone ha già chiuso i conti”
L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sulla serie B giocata questo weekend attraverso un editoriale di Nicola Binda.
Massimo Cellino ha fatto scuola. I presidenti della Serie B sono diventati anche loro mangia-allenatori. E lui non si tira indietro, visto che ha ormai deciso (oggi l’ufficialità) per il secondo esonero di Pep Clotet. Come dire: il mio Brescia va male, ma sugli esoneri non mi batte nessuno. Però i suoi colleghi si impegnano, eccome! Due terzi delle squadre hanno già deciso per il cambio, ultima l’Ascoli, mentre il Benevento è al secondo giro. Siamo a 13 squadre per 18 cambi (inclusi i turni provvisori di Cagliari e Venezia con il vice in panca).
Da quando la B è tornata a 20 squadre, non è mai andata oltre le 9 che hanno deciso per la svolta. A quota 14 squadre si era arrivati nel 2017-18, ma era una Serie B a 22. L’attuale organico ha ancora 15 giornate per “migliorarsi” in questo triste primato. Perché da questo punto di vista non si può essere fieri. Il bello della B è ben altro, anche se in questa stagione fanno più rumore le delusioni rispetto alle note di merito. Nel campionato scorso sei squadre si sono giocate i due posti della promozione diretta fino alle ultime tre giornate. Adesso il Frosinone ha quasi chiuso i conti, visto il +12 sul terzo posto (+11 sul secondo) maturato dopo le sconfitte di Genoa e Reggina.
Che tra l’altro questa settimana potrebbero ricevere il deferimento per il mancato pagamento dei contributi: la vicenda Genoa è già emersa, quella sulla Reggina è pronta a esplodere. Con conseguente -2 in classifica. Tutto andrebbe a beneficio del Südtirol – l’altra bella notizia di questa stagione – che con lo scenario attuale si ritroverebbe in zona A diretta. Per il resto ci sono tante delusioni. E conseguenti cambi in panchina. Senza guardare in faccia a nessuno. Ci ha lasciato le penne un campione del mondo (e Pallone d’oro) come Fabio Cannavaro, si è salvato (almeno fino a sabato) un altro come Daniele De Rossi. La loro nuova carriera è cominciata in salita, ma nel percorso di ogni allenatore questi incidenti possono capitare.
L’angoscia dei presidenti però è evidente. Il mercato è stata l’altra àncora di salvataggio, prima di gennaio e dopo c’è soltanto l’allenatore da cambiare per salvare la baracca. Sapendo che una caduta in Serie C sarebbe un bagno di sangue a livello economico. Meglio fare un investimento in più (come se non ne fossero già stati fatti abbastanza…) per cercare di restare in questa categoria, che sprofondare e chissà quando risalire. Una classifica che vede solo 9 punti di distacco dai playoff all’ultimo posto impone a chiunque di tenere le antenne dritte. Però il cambio di allenatore è anche la sconfitta di un progetto. Quando in estate si fa una scelta, si presuppone che le dinamiche e le riflessioni siano di alto livello. Invece in tanti – in troppi – hanno fatto valutazioni errate. È evidente. E adesso bisogna correre per cercare di rimediare. A costo di fare concorrenza al pur inarrivabile Massimo Cellino.