Bellinazzo: «Situazione Catania simile a quella del Palermo ai tempi. Imprenditoria italiana non è più capace di investire»
Intervistato da “Catanista” in onda su Radio Fantastica e Sestarete il giornalista de ‘Il Sole 24 Ore’, Marco Bellinazzo, ha parlato della situazione del Catania, soffermandosi anche sul Palermo.
Ecco le sue parole:
«Mi sarei aspettato di più dalla Sigi e quindi resta l’amarezza di vedere una piazza importante come Catania concludere la propria storia in modo molto triste. Le istituzioni avrebbero dovuto capire se i bilanci, aldilà del racconto della situazione statica, disegnavo uno scenario abbastanza forte per vivere un’intera annata, dopo il gesto encomiabile dei tifosi con la raccolta fondi. L’imprenditoria italiana non è più capace di sorreggere uno sforzo che è inevitabile ripartendo dalle categorie inferiori fino alla Serie A, visto che solo lì ci sono introiti. Per avviare un percorso di risanamento bisogna pianificare tre stagioni, il che vuol dire avere a disposizione almeno 30 milioni. Azionariato diffuso? Scontando il fatto che in Italia non esiste una normativa favorevole e le modalità che il calcio sta vivendo a livello globale, io sono convinto che oggi è impossibile portare avanti dei club senza una forma di azionariato diffuso. Bisogna trovare le formule per permettere queste forme di partecipazione popolare, e la raccolta fondi fatta a Catania fa intravedere uno spiraglio. Sono necessarie forme di governance che coinvolgano nel territorio consorzi di aziende, la squadra diventerebbe proprio l’emblema della collettività. Queste sono strutture che permettono di avere un rilancio dei club e una dimensione sociale che penso sia l’unica possibile oggi. Imprenditori interessati? Per bacino d’utenza e patrimonio culturale e storico, la situazione del Catania è simile a quella ai tempi del Bari e del Palermo. Mi meraviglia che sul club, nei due anni precedenti al fallimento, non ci sia stato troppo movimento a parte Tacopina. Io ora non ho notizie su possibili interessamenti, però mi auguro che chiunque voglia interessarsi, lo faccia non per fare una speculazione, ma che abbia una visione almeno quinquennale».