Bellinazzo: “Ronaldo, non sai dove sei capitato. Ecco perché è una delle estati più buie del nostro calcio”

Caro Direttore, il football tricolore sta vivendo una delle estati più buie della sua storia. Nazionale, Serie A, B, C, Figc e Leghe: non c’è un piano del Palazzo che non stia affrontando una crisi di credibilità senza precedenti – il che è tutto dire per chi ha una sia pur superficiale memoria della storiografia calcistica del Belpaese – attutita mediaticamente, e solo in parte, dal clamore per lo sbarco in Serie A di Cristiano Ronaldo, dall’attivismo sul mercato dell’Inter cinese, ora all’inseguimento del sogno Modric e dal Milan americano, rivitalizzato dall’avvento della coppia Leonardo-Maldini. Tuttavia, si tratta di eventi maturati in circostanze peculiari, legati a scelte personali e opportunità fiscali non irrilevanti, e che rappresentano semmai il riscontro della bontà del percorso intrapreso in questi anni dalle pochissime società – Juve e Inter – che hanno saputo cambiare marcia rispetto all’andamento claustrofobico del movimento tricolore.

NIENTE RIFORME. Le ragioni dell’ultraventennale débacle dell’ex “campionato più bello del mondo” sono state oggetto di analisi del mio ultimo libro, pubblicato da Feltrinelli lo scorso giugno. Nella scelta di un titolo tranchant come “La fine del calcio italiano” avevo avuto delle remore. Ma gli avvenimenti delle ultime settimane stanno andando oltre le peggiori previsioni, per due ordini di motivi: da un lato, le tanto decantate riforme annunciate dopo la disfatta del play off Italia-Svezia sono rimaste al palo e le poche realizzate (squadre B e annessione del calcio femminile da parte della Federcalcio) hanno provocato un immediato rigetto; e intanto gli spettri dei delittuosi comportamenti che nel dagli anni ’90 hanno disgregato i vantaggi competitivi del calcio italiano, minandone le possibilità di una tempestiva modernizzazione in senso industriale, sono riapparsi sulla scena.

IN SERIE A. Così in A si sta consumando la clamorosa vicenda plusvalenze fittizie, orchestrate – secondo l’accusa – dal Chievo, anche con la complicità del Cesena, al fine di ottenere l’iscrizione al campionato pur di fronte a consistenti perdite strutturali (coperte da 60milioni di surplus da calciomercato realizzati fra il 2014 e il 2017). Il tribunale federale ha deciso di prendersela comoda rinviando al 12 settembre l’udienza, dopo il verdetto di improcedibilità per la mancata formale audizione del presidente Campedelli. Questo significa negare di fatto al Crotone la possibilità di prendere il posto del Chievo in Serie A, anche in caso di eventuale condanna del club clivense. Quest’ultimo quindi beneficerà dei diritti tv (35 milioni) al posto dei calabresi e con ogni probabilità si vedrà comminare una penalizzazione per la stagione 2018/19. Per il medesimo caso infatti il Cesena nel frattempo fallito, ha già subito 15 punti di penalizzazione da scontare nella stagione che comincia. La Serie A 2018/19 potrebbe trovarsi con un club appesantito da una penalizzazione alternando quanto meno la lotta salvezza. Era davvero impossibile arrivare a una sentenza prima dell’avvio del campionato per avere certezze? Un tempo si sarebbe detto che l’imputato, anziché difendersi nel processo, fugge dal processo. Il calcio italiano ha sdoganato addirittura i processi che fuggono dagli imputati.

IN SERIE B. La Serie cadetta, che vorrebbe ridursi a 20 squadre (la Figc è inflessibile), è a sua volta sospesa in attesa di stilare i calendari dopo il default di Bari e Cesena e con una pluralità di ricorsi pendenti. Ieri è stato respinto quello al Tar dell’Avellino, escluso per aver presentato in ritardo la fidejussione. Domani si discuterà invece l’esposto dell’Entella contro la scelta del Tribunale di sanzionare il Cesena alla “memoria” (se la penalizzazione dei romagnoli fosse anticipata al torneo 2017/18 l’Entella sarebbe in B). Come se non bastasse Ternana, Pro Vercelli e la Figc si rivolgeranno in terza istanza al Coni per contestare la decisione che ha favorito Novara e Catania, bypassando la norma che tagliava fuori dai ripescaggi i club sanzionati per inadempimenti finanziari nei tre anni precedenti. Sembravano a un passo dalla soluzione le vertenze in Serie C dopo l’ammissione della Juventus B e i ripescaggi di Cavese e Imolese, ma la Lega Pro ha deciso di spostare al 22 agosto la definizione dei calendari e già che c’era ha convocato per lo stesso giorno a Roma un’assemblea straordinaria per decidere se “iniziare o meno il campionato in assenza di certezze economico-finanziarie e per la precarietà della governance”. Una sorta di ultimatum al commissario straordinario della Figc, Roberto Fabbricini, da parte di uno dei soci di peso della maggioranza (con oltre il 70% dei voti in consiglio federale) rappresentata da Dilettanti, Lega Pro, Aic e Aia. La stessa che dopo non essere stata capace a inizio 2018 di eleggere i vertici della Federcalcio ai primi venti di cambiamento si è ricompattata intorno al nome dell’ex presidente federale fra il 2007 e il 2014 Giancarlo Abete e che invoca immediate elezioni. È questo il triste e preoccupante clima in cui sta preparando la quanto mai evocata Rinascita del calcio italiano“. Questo quanto si legge nell’edizione odierna del “Corriere dello Sport”.

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Redazione Ilovepalermocalcio