Bari, Polito: «Questa piazza non merita la A, ma molto di più. Siamo tre le prime cinque d’Italia»

Il ds del Bari, Ciro Polito, ha parlato in conferenza stampa rilasciando tantissime dichiarazioni sia sul mercato che sul campionato.

Ecco qualche estratto:

«Per Forte ho sempre detto che l’attaccante sarebbe arrivato con la cessione di Scheidler. Io la sua questione l’avevo risolta qualche giorno prima al Brescia, che poi ci ha ripensato. L’ultima notte lo avevo chiuso al Cosenza. Una volta fatto, mi ero cautelato cercando di portare avanti l’operazione con un altro attaccante. Mi ero incontrato con l’Ascoli e l’agente di Forte per cercare l’accordo alle 2 e mezza di notte allo Sheraton. Era tutto collegato a Scheidler. Dato che la sua questione si è un po’ complicata col Cosenza, non potevo portare un altro attaccante. Il mercato spagnolo chiude alle 22 ed è andato lì. Era un giocatore sfiduciato. Colpa mia, l’ho scelto io. Ha steccato, non ha mantenuto le aspettative, io lo avevo visto all’estero. Ho deciso di farlo andare in prestito, magari riuscendo a sbloccarsi potrà essere rivalutato. Gliozzi il primo settembre era in sala operatoria a Monaco. Nel pomeriggio ho fatto preparare le carte per un accordo con lui. Non ci serviva, rischiava di stare fuori due mesi»

«Per quanto riguarda il mercato svincolati, ho pensato che se ci fosse stato un giocatore che mi soddisfava l’avrei preso. Io un giocatore ce l’ho in testa ancora, vedremo. Alle 19:30 avevo un obiettivo ancora non chiuso: Gennaro Acampora, era un mio pallino da giugno. Non era ancora chiuso, e intanto ho detto di preparare le carte. Il Pisa gli ultimi 20 minuti ha cambiato gli accordi, ho fatto cambiare le carte ma non siamo riusciti a depositarle. Ha un edema osseo, gli avrei dato due mesi di tempo ma non abbiamo mancato l’attaccante. Ne abbiamo sette. La società ha stanziato un budget adeguato a questa categoria. Siamo nella media. Il presidente ha detto sempre che la prima cosa del Bari è il bilancio. Quest’anno ci sono meno introiti dalla lega. Grazie a quei soldi siamo riusciti a mantenere più o meno lo stesso budget dello scorso anno. Una parte di questi soldi li abbiamo usati per diversi prestiti, perchè sono onerosi. Il Bari è nella media delle squadre. Abbiamo costruito una squadra sulla carta ancora più forte dello scorso anno. Poi l’unico giudice è il campo».

«Io voglio sempre migliorare nella vita, ma non è questione di quanto spendo. Il Bari in Serie C ha speso di tutto e di più in due anni e non è salito. Quando sono arrivato abbiamo speso poco, dalla mia gestione sono arrivati sempre giocatori con valori prima umani e poi tecnici. Attraverso il lavoro di credibilità e osservazione abbiamo portato giocatori che ci hanno chiesto anche dalla Serie A. Un’ossatura l’abbiamo tenuta, tranne i due giocatori che abbiamo dato in A e i prestiti. Koutsoupias è un bel prospetto, Acampora per me è un signor giocatore. Quando Caprile e Cheddira avevano l’opportunità di andare in Serie A non volevamo rimanere con le mani in mano. A inizio luglio io avevo già preso Davide Diaw al suo posto, è il suo alter-ego. Anzi, in questa categoria è andato sempre in doppia cifra. Il dottor Galliani ha voluto che andasse in ritiro e ha valutato il rinnovo del contratto. Appena hanno dato l’ok per farlo uscire, il Bari l’ha preso. Io ho fatto 1000 km per incontrare Menez da vicino, poi abbiamo avuto sfortuna e il 18 agosto si è rotto. In dieci giorni l’ho dovuto sostituire»

«Io nella mia vita farò sempre il mercato last minute, si fanno i migliori colpi. Se chiamate Parlato, l’avvocato di Acampora, vi dirà che io appena finito il campionato lo volevo da subito. Questa piazza non merita la Serie A, ma molto di più. Può essere tra le prime cinque d’Italia. Ma al momento siamo ancora qui. Al mio primo incontro con la proprietà ho subito espresso le mie sensazioni. Su Caprile e Cheddira non volevo tirare la corda e magari trovarmeli sulla via dei saluti a fine mercato. Sono due giocatori che a me e a noi hanno dato tanto, sono arrivati sconosciuti. Elia per me è un predestinato, poteva andare in A ed è giusto che ci sia andato. Ci doveva essere la giusta volontà di entrambi. Siccome Cheddira, anche in virtù della sua nazionale, rischiava di non essere più convocato, non è rimasto in questa categoria. Ha avuto un’offerta irrinunciabile, ma davvero irrinunciabile, dal Parma. Però ha deciso di non andarci, voleva la serie A. Il Bari non ha perso la sua anima. Col Palermo abbiamo giocato in otto e la squadra ha lottato. A questa squadra ad oggi non si può dire niente. Non dobbiamo pensare sempre a quell’11 giugno, è una ferita indelebile. E’ come quando perdi un caro, andrà avanti per sempre, ma dobbiamo farlo anche noi».