Luigi De Laurentiis, durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo allenatore Longo e del direttore sportivo Magalini, ha commentato le recenti dichiarazioni di suo padre, Aurelio De Laurentiis, che hanno causato tensioni nell’ambiente biancorosso e l’ira del sindaco uscente Decaro. Luigi ha ammesso che le parole del padre hanno fatto male anche a lui e riconosce che alcune affermazioni sono state sconsiderate, causando danni anche nella sua sfera lavorativa e creando tensioni familiari.
Nonostante questo, Luigi ha cercato di spiegare che suo padre intendeva difendere il concetto della multiproprietà, ovvero la gestione di due brand sportivi da parte di imprenditori privati, sottolineando gli ingenti investimenti fatti dal loro gruppo per evitare il fallimento della squadra, come accaduto in passato. Ha ribadito che con il loro gruppo sarà impossibile vedere la squadra fallire di nuovo, affermando che questo è il massimo investimento che possono fare.
«Le parole di mio padre hanno fatto male anche a me. Che mio padre possa dire cazzate penso sia chiaro, a volte ci sono sragionamenti, anche se quando entra nella mia sfera lavorativa diventano dei danni. Mi ha fatto degli sgambetti e in famiglia ci sono state tensioni. Non per difenderlo perché non si può fare, ma credo lui volesse difendere la multiproprietà, ovvero due imprenditori privati che difendono due brand sportivi. Ma questo gruppo investe molti denari, in passato questa squadra è fallita, con noi sarà impossibile. Questo è il massimo investimento che un gruppo come noi potrà fare. Nel calcio ci sono tanti fondi che si fanno avanti contattando i brand sportivi, oggi il nostro paese ha un grandissimo appeal per gli investimenti. A oggi non è arrivata nessuna proposta vera e concreta, se dovesse arrivare la valuteremmo. Il mio mestiere è anche quello dell’imprenditore, anche altrove ci sono state contestazioni. In passato ci sono state presidenze che hanno fatto fallire il club e nessuno si lamentava, probabilmente questa multiproprietà è un mostro a tre teste. Io comunque non mollerò, ho la voglia di lottare per dimostrare che il mio è un impegno sano e veritiero – ha aggiunto -. Non è questo il luogo per parlare di una cifra. Ho avuto un incontro con degli americani, ma non ho la volontà di parlarne pubblicamente per questioni di business. Se dovessero arrivare ne parlerò chiaramente pubblicamente».
Spazio poi al resoconto della stagione passata e alla voglia di ripartire. «Vengo da un periodo che dire difficile è dir poco. È stato un anno faticoso, pieno di errori e sfortune, senza gli infortuni non ci saremmo trovati a lottare per i playout. Abbiamo pagato il silenzio dopo la finale playoff, questo ritardo ci è costato tanto. Non mi sottraggo da colpe e responsabilità per aver preso decisioni errate, nel calcio può accadere. Penso che un anno così può insegnare tanto, non lo auguro a nessuno perché ho vissuto un senso di impotenza – ha aggiunto -. Di Cesare ha chiesto di non abbandonare, così come i collaboratori. Sono stato concentrato nel restare nel gruppo, ha permesso di vivere insieme ai miei calciatori e di avvicinarmi in maniera importante a Valerio, questo periodo è finito con una salvezza importante e lacrime vere. Questo sentimento riguarda chi ci ha messo sempre tanta passione. Mi sono ritrovato sotto scorta, ho visto la mia libertà limitata e sono stato insultato dalle tribune, nonostante questo sono rimasto seduto. Qualcuno si è chiesto dove fossi, vorrei dire che sono rimasto sempre qui. Siamo ripartiti immediatamente nel cercare le risorse giuste, come un direttore sportivo come Magalini, esperto e scopritore di talenti. Longo ha un curriculum di grande rispetto, ci ha colpito il suo entusiasmo e la sua forza. Andremo alla ricerca di uomini, persone con il carattere per restare in campo. Siamo ambiziosi. Avevamo parlato di un piano triennale, quest’anno difficile ci lascerà i migliori protagonisti del campionato passato, poi andremo sul mercato per costruire un gruppo più forte. Quando parlavo della Serie B come un vanto sono stato travisavo, parlavo della difficoltà della categorie e del budget enorme di alcune società. Al di fuori delle paracadutate e delle società con budget stranieri, noi siamo state quelle che hanno speso di più. Il Parma ha speso 324 milioni in quattro anni per andare in A, io non posso competere, né con loro ne con il Como. Nonostante questi siamo stati la seconda per investimenti. Il mercato di gennaio è stato l’errore più importante. Il budget è quello dell’anno scorso, che in passato ha permesso a squadre come il Frosinone di andare in Serie A, tutto dipende dalle risorse umane che vengono scelte, oggi c’è un nuovo ciclo, con una direzione sportiva ancora più forte. A chi pensa che possiamo vivacchiare voglio ricordare che siamo arrivati a un passo dalla Serie A. Siamo ambiziosi, abbiamo un budget che può permetterci di farlo. Anche i prestiti non sono per forza negativi, possono aiutarci».