L’edizione odierna della “Gazzetta dello Sport” riporta le dichiarazioni di Lorenzo Barbera, nipote del presidentissimo rosanero, coinvolto nel progetto del nuovo Palermo: «Attenzione, però, non c’è solo passione. C’è un progetto serio con persone capaci per riportare il Palermo al più presto in A». Il Palermo è tornato a un palermitano, per lei è tornato in famiglia. Che emozione prova? «É sbucata qualche lacrima all’assegnazione a Mirri del titolo. Siamo da sempre vicini, è una parentela vissuta, suo papà ha lavorato col mio. E poi abbiamo avuto impegni in settori affini: pubblicità e marketing». Raccontato dal nipote, chi era Barbera? «Quello che più mi ha colpito del nonno è la sua generosità, l’altruismo. Mi insegnò che questo atteggiamento porta benefici prima di tutto a se stessi. Ricordo due cose: il nonno tifava sempre per la squadra più debole. E poi andava in giro, in macchina, a regalare a bambini e tifosi i palloni autografati dai giocatori». Lei ha partecipato alla realizzazione del piano marketing nel business plan e alla creazione del nuovo logo. L’ultimo logo l’aveva creato suo padre, Ferruccio Barbera. «Tengo a precisare che il mio approccio nella creazione del logo è stato strategico. C’era la volontà di fare un logo più contemporaneo, in cui si vedesse l’aquila ma che venisse fuori anche la “P”. La mano poi è quella di Danilo Li Muli. È chiaro, però, che ho sentito una doppia responsabilità, perché questo logo viene dopo quello realizzato da lui. Mi ha trasmesso la gioia di vivere, l’importanza della bellezza e questo lo riporto nel mio lavoro». Quando la contattò per la prima volta Mirri cosa le disse? «Mi ha chiamato quando si è cominciato a capire che la situazione stava precipitando. Dario è veramente un tifoso del Palermo e, quando mi ha avvicinato, mi ha trasmesso le idee di passione e sacrificio, sono bastate due parole e uno sguardo per capire che dovevo partecipare a un progetto che va al di là di tutto, perché tocca corde emozionali uniche». Spera di essere ancora coinvolto nel progetto e in quale ambito sente di poter dare una mano? «Il coinvolgimento probabilmente ci sarà nel marketing e quindi nelle strategie, i campi nei quali ho studiato e ho lavorato in giro per il mondo». Riuscirà Mirri, con Di Piazza, a far risalire il Palermo? «Sarò uno di quelli sempre grati a Zamparini per il passato, ma i tifosi devono vivere nel presente e da tifoso ho sofferto troppo negli ultimi anni. La Serie D fa male, ma è meglio che trovarsi in circostanze losche in A o in B. Il percorso è in salita, ma c’è grande volontà di riportare il Palermo in A nel più breve tempo possibile». Se suo nonno fosse ancora vivo, che consiglio darebbe a Mirri? «Mettersi sempre nei panni di chi ha il Palermo nel cuore in ogni cosa che farà, che non significa non usare la testa. Significa mettere alla base di tutto la passione».