Baggio: «Il calcio ti dà sempre una nuova opportunità. Juve? Volevo rimanere alla Fiorentina»
Nel corso di una lunga intervista con Revista Libero, Roberto Baggio ha ripercorso la sua carriera.
Ecco le sue parole.
«Il calcio ti dà sempre una nuova opportunità. È la vita stessa. Nella mia famiglia ci è stato insegnato cosa significa la parola sacrificio, lavoro, fatica quotidiana. La mia terra (Vicenza), la mia gente è così, mi ha ispirato molto per il giorno per giorno. Ho imparato a reagire, a riprendermi… La passione ti riporta in campo per correre, giocare o giocare. Estrapolato alla vita è guardare sempre avanti, anche in questi momenti bui che stiamo vivendo. Un sorriso dei tuoi figli, un gesto di un amico. Queste piccole cose rialzano l’anima e la aiutano a ricominciare. Alla fine sei tu che decidi cosa ti succede e se c’è spazio o meno per il vittimismo. Nel mio caso di solito non sono prigioniero di lamentele, cosa che è anche inutile… E questo vale per il famoso rigore. Lì ti chiedi, perché io? Perché devo soffrire così tanto? In quei momenti il mondo rimane immobile, sembra che il tempo non passi mai e che rimanga nella memoria quel segno indelebile, quella ferita che sembra non guarire mai. Invece siamo qui, ancora a parlare 27 anni dopo. Vi dirò una cosa: porterò sempre il dolore con me dentro, ma ho dimostrato la capacità di rialzarmi sia come uomo che come calciatore. Ero convinto a segnare, mi è sempre piaciuto assumermi le responsabilità. Fa parte del gioco ma dagli undici metri ci sono regole diverse. Ho sempre tirato i rigori, fin da quando ero un bambino. Non ho mai avuto paura di quella sfida con il portiere, in questo caso con Taffarel. È un gioco da ragazzi, ma si può fallire, ed è qui che inizia un altro film. Non avevo nulla contro la Juventus, ma volevo rimanere alla Fiorentina. C’erano persone lì che mi avevano aspettato dopo aver trascorso i primi due anni di infortuni. Ci siamo innamorati l’uno dell’altro. Ho promesso che sarei rimasto. Il club di viola, in realtà, non è stato corretto perché mi avrebbe venduto senza dirmi nulla. Poi è stato fatto così, incolpando il giocatore dicendo che era un mercenario. Tutte bugie. Mi sono sempre piaciute le sfide. Concepisco infatti la vita come una sfida continua, con un grado di cultura che cresce, che aumenta mentre siamo sempre più preparati ad affrontarli. In questo senso la Juve è stata una sfida, ovviamente».