Azzi (CEO Dazn): «La pirateria va fermata. È una battaglia sia legale che culturale»

Il CEO di DAZN Italia, Stefano Azzi, ha parlato all’evento ‘Forbes Sport & Innovation Forum‘, svolto a Milano nella giornata di ieri, giovedì 3 ottobre. Di seguito le sue parole riprese da Calcioefinanza.it:

«Si parla di 34 milioni di persone interessate al calcio, quindi lo sport muove. Questo tipo di attenzione ha fatto da apripista cambiando il modo di fruire il calcio e lo sport in generale un po’ in tutta Italia. C’è un percorso di innovazione e tecnologia che serve a fermare un elemento che danneggia tutto il sistema, cioè la pirateria. C’è un popolo di sportivi invisibile che usufruisce in maniera illegale di tutto quello che viene invece fatto da squadre, da club e da tutto quello che ruota intorno allo sport. Un movimento che va fermato anche con l’innovazione tecnologica. Non è solo una battaglia di carattere legale ma anche una battaglia di carattere tecnologico e culturale, non per chi non se lo può permettere e magari si rivolge alla modalità non legittima, ma è diventato anche un fenomeno di costume come se fosse normale, ma non lo è. Quindi l’innovazione anche su quello aiuterà.

Tutta la parte sportiva deve vivere con una serie di innovazioni che fanno entrare e tifosi in campo, come le bodycam. Quindi do quella prospettiva in soggettiva che prende un’udienza diversa e più giovane e che è abituata al videogioco. Poi c’è un’innovazione di carattere tecnico per l’interazione con i tifosi, visto quanti seguono le partite con un secondo schermo. Ma c’è anche il tema dell’innovazione che porta alla monetizzazione. L’ultimo elemento per il futuro è la riduzione di un gap, di una parità che ci deve essere ovviamente anche nel mondo dello sport. Per me è una parità di visibilità. Noi investiamo soprattutto nel calcio femminile come principale investitore al mondo sia della Champions che di tutte le vite domestiche tra cui anche la Serie A per dare quella visibilità massima anche appunto al calcio femminile, e quindi ridurre il gap di visibilità».