Intervistato da “Corner” su “Telecolor” l’avvocato Mattia Grassani, uno dei massimi esperti di diritto sportivo in Italia, ha fatto un pò di chiarezza sui possibili scenari relativi al futuro del Catania.
Ecco le sue parole:
«Certamente il segnale proveniente dal Tribunale fallimentare di Catania e soprattutto dal tessuto sociale ed imprenditoriale della città etnea non è incoraggiante. Per una cifra mi permetto di dire abbordabile, non esageratamente fuori mercato rispetto alle precedenti valutazioni di club che sono falliti in contesti sportivi e metropolitani come Catania, avendo assistito anche ad operazioni nettamente superiori rispetto alla cifra che non ha visto nessun partecipante proporre offerte. Non perchè sono un ottimista per natura ma perchè vivo queste situazioni purtroppo ciclicamente, mi sento di poter dire che non tutto è perduto. Un altro esito di gara dovrebbe essere indetto con una riduzione dell’importo e si entrerà nel vivo della negoziazione o di un percorso fallimentare che deve necessariamente arrivare alla conclusione ben prima di giungere al termine dell’iscrizione al campionato 2022/23 e deve essere accompagnato di qui al termine della stagione in corso sempre dall’esercizio provvisorio, altrimenti non ci sarebbe nemmeno una ulteriore prosecuzione delle aste. Tempi per una nuova asta? In altre situazioni abbiamo assistito ad aste che si susseguivano di settimana in settimana. Il discorso è che è una lotta contro il tempo e ci sono i prossimi adempimenti, continuando a giocare a calcio mantenendo la categoria e consentendo comunque di onorare gli impegni ed oneri finanziari del gruppo squadra. Pena handicap a livello sportivo, arrivando ad un tempo che non può essere superiore alla fine di maggio o prima di giugno per individuare il gruppo che fosse interessato ad acquisire la proprietà del ramo d’azienda. Tutti questi elementi possono determinare la sopravvivenza del Calcio Catania, oppure il definitivo tramonto della società con tanto di colori sociali, denominazione e categoria. Trattativa privata? Non è un’ipotesi totalmente peregrina. E’ ovvio che una trattativa diretta senza passare attraverso l’esperimento di una gara potrebbe avvenire quando tutte le possibilità di coltivare il percorso pubblico fossero tramontate. Oggi mi sento di poter dire che è un pò prematuro pensare che, andata deserta la prima gara, domani mattina con un assegno circolare si possa presentare un soggetto dal giudice offrendo di acquisire il ramo d’azienda ad un prezzo unilateralmente determinato che poi passerebbe al vaglio del giudice. Qualora lo scenario di silenzio che purtroppo si è già verificato nella prima asta proseguisse, arrivando al momento in cui il giudice delegato avesse la prova provata che non ci fosse la possibilità di procedere ad una vendita attraverso gara ad evidenza pubblica, l’offerta diretta di un soggetto interessato potrebbe essere presa in considerazione. Ma non sarebbe il canale preferenziale. Perchè il diritto di poter competere alla luce del sole e con una competitività tra vari soggetti è il percorso che i fallimenti ormai da tantissimi anni perseguono. La presentazione di un privato cittadino o di un gruppo che al di fuori della ritualità dell’asta ad evidenza pubblica manifestasse una disponibilità o, meglio ancora, facesse una proposta in termini economici, certamente potrebbe stimolare il giudice a fissare un secondo tentativo di asta a stretto giro. Sarebbe una forma assolutamente lecita di pressione che darebbe un riscontro diverso rispetto a quello desolante del primo tentativo di asta effettuato».
«O si fissa una nuova udienza di vendita e i tempi ci sono, oppure arrivando al 28 febbraio con l’esercizio provvisorio ormai giunto al termine ci vorrebbe un rinnovo dell’esercizio perchè senza quello salterebbe il senso storico e giuridico di proseguire con le aste. Se non c’è esercizio provvisorio il ramo d’azienda sarebbe tagliato dall’albero e non potrebbe più essere oggetto di valutazione giudirica. Nel caso del fallimento del Bari, che portò all’aggiudicazione di Paparesta, ci furono molteplici aste andate deserte e si stabilì uno scadenzario a marzo per cui ogni dieci giorni era fissata un’udienza, fino a che si presentarono ben tre competitor che fecero alzare il prezzo ad una cifra più che ragguardevole, consentendo anche alla curatela di pagare una parte dei creditori, quantomeno quelli privilegiati. Però non ci può essere una calendarizzazione ancorchè veloce post 28 febbraio se l’esercizio provvisorio non verrà prorogato. Diversamente l’unica chance è tentare di fissare, qualora non venisse fissata una proroga dell’esercizio, un ulteriore esperimento di asta entro il 28 sperando che poi a quella data qualcuno si presenti. Non è infrequente che accada la messa a disposizione di una somma a fondo perduto per dare nuova linfa alla società. In passato è accaduto che associazioni di categoria della piazza nella quale il calcio era stato dichiarato fallito, o gruppi di tifosi, filantropi oppure sponsor anonimi mettessero a disposizione della curatela fallimentare e del giudice delegato, attraverso una raccolta fondi, le risorse necessarie per evitare di staccare la spina alla data orginariamente designata, in questo caso il 28 febbraio. Ove accadesse sarebbe già un buon segnale perchè vorrebbe dire che esiste qualcuno, per quanto riservato e anonimo, che abbia a cuore che si eviti il decesso irreversibile del club. Questo qualcuno potrebbe essere anche interessato alla partecipazione ad un’asta che venisse indetta successivamente. Torre del Grifo? Oggi un centro all’avanguardia costruito solo pochi anni fa rappresenta un asset fondamentale, che verrebbe rilevato dallo stesso soggetto che proseguirà il calcio a Catania. Altrimenti difficilmente troverebbe una sua collocazione. Riuscire a coniugare l’acquisizione del ramo d’azienda con la possibilità di una trattativa, in capo al medesimo soggetto, di Torre del Grifo sarebbe qualcosa che rasenta la perfezione chirurgica di chi sta conducendo in maniera oculata la trattativa. Trattare con il Credito Sportivo che ha consentito il finanziamento per la costruzione dell’immobile, è operazione che dimostrerebbe l’assoluta serietà e volontà di fare calcio a Catania con un futuro, speriamo, molto roseo».