Arriva l’Ucraina. Qualificazioni a Euro2024, Italia dentro o fuori stasera al Meazza. Le probabili formazioni

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle qualificazioni a Euro 2024 e la gara di oggi tra Italia e Ucraina.

Lucio a San Siro. Deve riaccendere l’Italia e portarla oltre il buio in cui si è persa negli ultimi due anni: se non battiamo l’Ucraina, con l’animo sanguinante e sconvolta dalla guerra, rischiamo di scivolare ai playoff e di mancare, dopo il Mondiale in Qatar, persino l’Europeo 2024 da campioni in carica. Serviranno lucidità e coraggio, qualità tecniche e morali dentro un confronto da dentro o fuori, non solo stanarli e sgranare la linea difensiva, come racconta il ct. La chiave, ogni volta, è mentale. «Non possiamo tirarci indietro dal tentativo di vincere qualsiasi partita. L’ansia e le pressioni saliranno, ma è normale, dobbiamo qualificarci. Poi il mio, anzi il nostro progetto, è riportare l’equazione perfetta tra l’azzurro e il piacere. Il piacere dell’azzurro». Leggerezza, ecco l’antidoto della paura. Qualche applauso aiuterebbe, l’alleanza con i 50 mila del Meazza sembra scontata. Lucio, senza pensare al biennio interista, ha tirato fuori il cuore azzurro. «Sono stato qui a vedere qualche partita della Nazionale (anche lo spareggio iridato con la Svezia, ndi), non mi sembra sia mai mancato il calore. Non ho niente da chiedere a San Siro, siamo noi a dover meritare con un buon calcio e gli atteggiamenti giusti».

GIGIO. L’errore di Skopje ha generato critiche feroci. Il timore possa essere fischiato, come due anni fa, esiste. Spalletti, difendendolo, gli ha dato un avviso. Gioca, è titolare, ma dovrà reagire, garantendo segnali nel medio lungo termine. «Il portiere paga carissimo tutto. Donnarumma ha bruciato le tappe, non gli viene perdonato di essere un ragazzo prodigio. Gli è stato donato il talento, c’è chi ci arriva con la fatica e magari soffre, è capitato anche a me. Sono partito dagli Allievi dell’Empoli e ora mi ritrovo in Paradiso, ma che fatica… Gli errori, se di errore si tratta, si possono commettere. Poi il talento va migliorato e rispettato attraverso il lavoro, solo allora per chi ti guarda diventa più difficile colpirti, altrimenti diventa presunzione. A vent’anni era un top, ma può diventare un toppissimo». Professa cultura del sudore e del sacrificio. Senso di appartenenza e integrità dello spogliatoio. Ecco il mantra di Spalletti, direzione traccciata, anche ieri il riferimento all’Italia di Buffon e ai campioni del mondo 2006. «Possiamo diventare forti come loro. Quando si è vinto, la stanza azzurra era popolata da amici, non solo da calciatori fortissimi». Ha indicato la luna per non guardare il dito, oltre l’immediatezza del risultato. L’approdo deve essere un gruppo granitico.

SCELTE. Secondo l’Equipe, Verratti avrebbe detto no alla convocazione. Forse è andata al contrario e Spalletti gli ha spiegato l’esclusione. «Gli ho telefonato e non mi sembra abbia detto così, anzi gli faceva piacere la chiamata e anche da distante, con tutte le difficoltò, sarebbe stato disponibile. Bonucci uguale, tutti vorrebbero essere di aiuto. Abbiamo un progetto, ora c’è la qualificazione all’Europeo, poi altre cose. Con Gravina e la Figc siamo d’accordo. Penso a una rosa non larghissima, poi se ci sono giovani pronti e che meritano di giocare subito, si portano dentro come ha fatto Mancini, ma cerco un gruppo solido». Senza troppi giri di parole, formerà un Club Italia. Agirà da tecnico, non da selezionatore. Nel suo lungo ragionamento ha calato i precedenti in carriera con Totti e Icardi. Non si farà abbagliare dai nomi e dalle spinte mediatiche. Gli azzurri dovranno pedalare. «Farò contenti e scontenti, potranno essere giuste o sbagliate, ma state tranquilli, di sicuro saranno scelte per il bene della Nazionale. Lo dice la mia storia, quando ho fatto casino per qualcosa, non lo facevo per una mia presa di posizione con un singolo giocatore ma per il bene della squadra. Ora sono ct e succederà ancora di più. Sarò ferocissimo nelle scelte».