Arriva il Palermo. Thorstvedt «Scacchi, libri golf e…Haaland. Così riportiamo il Sassuolo in A»
Il centrocampista norvegese del Sassuolo, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, si racconta tra calcio, scacchi e il sogno di riportare la squadra nella massima serie.
Kristian Thorstvedt, il vero “alfiere” del centrocampo del Sassuolo, si è concesso in una lunga e interessante intervista alla Gazzetta dello Sport, mostrando il lato umano dietro il giocatore. Tra ricordi d’infanzia, allenamenti speciali con il padre Erik e la passione per gli scacchi, il giovane talento norvegese ha svelato cosa lo motiva dentro e fuori dal campo.
Kristian, perché gli scacchi ti piacciono così tanto? «È una questione di tempismo, come nel calcio. Non serve trovare subito la mossa vincente, ma aspettare il momento giusto per provarci. Mi piace giocare, vinco quasi sempre (ride). È un bel modo per allenare la mente».
In campo stai facendo grandi numeri: già 7 gol in stagione. Qual è il segreto? «Lavoro duro, è tutto lì. Certo, qualche gol l’ho sbagliato, come contro il Frosinone, ma siamo una squadra forte. Fabio Grosso ci spinge a non accontentarci mai. Il nostro obiettivo è chiaro: tornare in Serie A».
Siete primi con il miglior attacco della categoria, 38 gol segnati. Cosa significa per voi? «È un risultato del gruppo e del lavoro quotidiano. Ci crediamo e sappiamo dove vogliamo arrivare. Tornare in Serie A non è solo un obiettivo, è una promessa che ci siamo fatti dopo la retrocessione».
Fabio Grosso sembra avere un impatto speciale sulla squadra. Come ti ha convinto a restare? «Ero incerto, avevo bisogno di riflettere. Poi abbiamo parlato: mi ha spiegato il progetto, la sua esperienza e l’importanza di credere nei sogni. Ha scherzato dicendomi: ‘Se sono arrivato io in finale al Mondiale, può farcela chiunque’. Questo mi ha dato molta fiducia».
Fuori dal campo hai avuto un maestro speciale, tuo padre Erik, leggenda del calcio norvegese. Ti dà ancora consigli? «Sì, abbiamo un gruppo su WhatsApp con mia madre. Non parla più di tecnica, si concentra sulle reazioni: se mi lamento dopo un errore, mi rimprovera subito (ride). Da piccolo passavo i pomeriggi a calciare mentre lui si metteva i guanti. All’inizio non riuscivo a segnare, ma poi sono migliorato».
E al Sassuolo? Come ti sei ambientato in Serie A? «Conoscevo il club e la qualità di giocatori come Berardi. La Serie A è un sogno per tutti. Mi sono ambientato subito: 31 presenze il primo anno, 34 il secondo con 6 gol. È un campionato di altissimo livello, ma mi ha aiutato a crescere».
Fuori dal campo, quali sono i tuoi interessi?
«Mi piace leggere, ora sto leggendo Atomic Habits. Spiega come i piccoli gesti quotidiani possano migliorare la vita. È un libro che mi ispira molto».
Quindi, che cosa ti renderebbe più felice ora?
«Riportare il Sassuolo in Serie A. Ci crediamo, mossa dopo mossa, proprio come negli scacchi».